Nel suo capolavoro, 1984, George Orwell ci prospettava un futuro, ritenuto improbabile, di una pan-dittatura comunista, incubo che è diventato drammaticamente presente ed ordinario, ad opera di una alleanza apparentemente contro natura tra sinistra e poteri forti del capitalismo planetario globalizzante.
La distopia, l’ipotesi estrema e verosimilmente fantasiosa, uno Stato, Oceania, che non esiste, era alla base dell’opera di Orwell, ma sta divenendo sempre più realtà nei nostri giorni, sotto i colpi di politically correctness, di finta attenzione alle minoranze e vera volontà repressiva del pensiero alternativo.
Ne abbiamo un assaggio in questi giorni in Italia con la istituzione della commissione Segre, sedicente strumento contro le manifestazioni di pensiero di “fascismo”, “razzismo” e “odio”, ma reale legge-bavaglio, strumentalizzando, suo malgrado, una vera Signora che di atrocità ne ha già viste e vissute abbastanza in prima persona e non merita un tale trattamento meschino.
Ma è un movimento a livello mondiale mentitamente contro l’hate speech, escamotage per conseguire la standardizzazione del pensiero, di imposizione di una vulgata dominante di rinuncia alla propria identità, ai propri valori, di affermazione dei contrari e dei paradossi, di ecologia da quattro soldi usata per limitare sempre più le libertà individuali.
L’odio
Fosse quello l’obbiettivo, e non, come è in realtà, la semplice dissidenza di pensiero, in fondo cosa sarebbe l’odio?
Un sentimento, un pensiero negativo, non certamente un’azione.
E non si può essere puniti o repressi per un moto interno. Almeno per adesso.
Lo insegnano al terzo anno di giurisprudenza, lo sancisce la Costituzione.
Perché la legge non può e non deve occuparsi delle emozioni, ma delle azioni, nessuno può veramente sapere che cosa alberghi nell’animo umano, può solo giudicare se l’azione effettivamente posta in essere o tentata, fosse intenzionale o meno.
Ogni altro giudizio che vada oltre il dato fattuale rientra nella sfera psicologica, e lì la Polizia non può entrare, a meno che non sia PsicoPolizia, e tutti i cittadini non siano membri di un partito unico.
E questo è appunto “1984” : “Dalla nascita alla morte ogni membro del Partito vive sotto l’occhio della Psicopolizia. Anche quando è solo non può mai essere sicuro di essere solo. Dovunque si trovi, che dorma o sia sveglio, che lavori o riposi, che sia in bagno o a letto, può essere scrutato senza preavviso, addirittura ignorando di essere spiato. Nulla di quello che fa è privo di importanza. Le sue amicizie, gli svaghi, il suo modo di comportarsi con la moglie e i figli, l’espressione del volto quando si trova da solo, le parole che mormora nel sonno, perfino i movimenti del corpo che gli sono più abituali, sono minuziosamente analizzati. Non vi sono dubbi che arrivino a scoprire non solo ogni trasgressione autentica, ma qualsiasi gestore centrico, per quanto infimo, qualsiasi mutamento delle abitudini, qualsiasi tic nervoso che potrebbe essere il sintomo di un conflitto interiore. Il membro del Partito non ha alcuna libertà di scelta, in nulla. D’altra parte, le sue azioni non sono regolate dalla lette o da un qualsiasi codice di comportamento chiaramente formulato. In Oceania non esistono leggi. Pensieri e azioni che, una volta scoperti, si traducono in morte sicura non sono proibiti in maniera esplicita: in realtà, i continui arresti, epurazioni e vaporizzazioni non sono inflitti per punire delitti effettivamente commessi, ma per spazzar via persone che forse, in un futuro imprecisato, potrebbero commettere un crimine”.
Nel suo impianto, nel 1984 di Orwell, la televisione entra in tutte le case e indottrina il popolo, ma ogni televisore è anche una telecamera che fruga nelle case, nelle espressioni facciali, nelle parole non dette: “davanti all’obiettivo della telecamera, nelle frequenze delle microspie, a favore dei teleschermi, sotto l’occhio vigile e spietato delle spie, si impara ad essere inespressivi, a rilassare i muscoli in un sorriso per finta; si domina la lingua, si neutralizza il pensiero.”
Ci ricorda qualcosa? Dominare la LINGUA: magari declinando al femminile parole e mestieri, originando orribili e sgrammaticati neologismi: sindaca, ministra.
Neutralizzare il PENSIERO: come non accostare tale visione ai giorni nostri, non con la televisione ma tramite internet e i dispositivi sempre collegati e vieppiù irrinunciabili ed invadenti, che fissano e giudicano le nostre idee, mappano i nostri spostamenti, spiano persino ciò che mangiamo, e spesso gli artefici dello spiarci siamo noi stessi, che inconsapevolmente siamo indotti a pubblicare i nostri dati più intimi e sensibili.
Nessuna Storia sopravvive nel 1984 orwelliano, nessuna memoria.
“L’Oceania si basa in fin dei conti sulla convinzione che il Grande Fratello sia onnipotente e che il partito sia infallibile. Tuttavia, poiché il Grande Fratello non è onnipotente e il Partito non è infallibile, c’è bisogno di una flessibilità, instancabile e sempre pronta a entrare in azione, nel modo di trattare i fatti.”
E quindi i fatti vengono cambiati, manipolati, distorti, piegati alle logiche comode di partito.
Come la versione politicamente (s)corretta che siamo costretti a sentire proprio oggi per la quale il muro di Berlino non sarebbe stato edificato dal regime comunista, ma da un neutro e non meglio precisato “socialismo reale”, come vorrebbero si dicesse in Commissione Parlamentare, e viene strumentalizzato per la solita paternale contro i muri e a favore di ponti, dimenticando che i muri li hanno eretti coloro che oggi invece si battono per annientare la cultura occidentale a favore di quella immigrazionista africana. Per annullare secoli di conquiste di diritti e attenzioni al lavoratore.
Già, secoli di lotte, di conquiste, di rivoluzioni e di tradizioni.
Secoli di Storia e di memoria.
La memoria è pericolosa.
E’ custode degli sbagli, degli errori, dona identità, forgia il pensiero.
E’ custode della historia magistra vitae, del passato in cui affonda la radice del presente.
Di qui il disegno sessantottino del sei politico, di annientamento della Scuola, soggiogando i programmi a riscritture parziali della storia, occultamento di pagine scomode come le Foibe, esaltazione strumentale di altri avvenimenti che possano giocare a favore della vulgata dominante.
Per dominare il pensiero e le coscienze, disegnando una realtà di fatto inesistente.
Ma contro questo ad oggi resiste un baluardo, la famiglia, all’interno della quale si possa discutere e disconoscere le teoria di Stato e indirizzare i giovani a pensare con la propria testa, ad informarsi, a leggere, a studiare.
Anche a questo va posto rimedio per il disegno sinistrorso. A colpi di svilimento della famiglia tradizionale e naturale, di riconoscimento di famiglie “aperte” o “arcobaleno”, di equiparazione di ciò che uguale non è, in nome di un male interpretato amore, che invece è disprezzo per i capisaldi della nostra società. E dove non arriva questo, arriva la politica. Quella con la P minuscola. E la D che la segue.
Ricordate Renzi quando parlò di asili nido obbligatori?
È il grande attacco alla famiglia: i bambini non più dei genitori, ovviamente 1 e 2, ma dello Stato.
Bambini strappati alle famiglie di origine (vi sovviene qualcosa?), pronti per l’indottrinamento statuale, standard, omologazione, droghe libere, un futuro già preconizzato in 1984 dove “i bambini saranno tolti alle madri all’atto della nascita, così come si tolgono le uova a una gallina […]non ci sarà forma alcuna di lealtà, a eccezione della lealtà verso il Partito. Non ci sarà forma alcuna di amore, a eccezione dell’amore per il Grande Fratello. Non ci sarà forma alcuna di riso, a eccezione della risata di trionfo sul nemico sconfitto. Non ci sarà forma alcuna di arte, di letteratura, di scienza. Quando avremo raggiunto l’onnipotenza, non avremo più bisogno della scienza. Non ci sarà differenza fra il bello e il brutto. Non ci sarà curiosità, né la gioia del processo vitale.”
Figli non più parte di una famiglia con sue tradizioni e valori si troveranno a denunciare i genitori dissidenti, magari perché hanno sbagliato la raccolta differenziata, magari perché si oppongono all’immigrazione selvaggia e cercano di far aprire gli occhi ai propri eredi.
Questo è “1984”, ma profuma, anzi puzza, sinistramente di 2020.