Lo scrittore Roberto Saviano ha copiato tre articoli di giornale inseriti nel suo primo libro, il bestseller Gomorra edito dalla Arnoldo Mondadori; tre articoli paradossalmente pubblicati da quei giornali – Cronache di Napoli e Cronache di Caserta – che lo stesso Saviano aveva duramente attaccato, indicandoli come esempi pericolosi (uno su tutti l’intervento al Festivaletteratura di Mantova del 2008).
La sentenza di condanna per plagio ora è inappellabile: dalla Corte di Cassazione. La Suprema corte, prima Sezione civile, presieduta da Renato Rordorf ha di fatto confermato l’esistenza del plagio da parte di Saviano nei confronti di Libra Editrice scarl, editore dei quotidiani locali a tiratura regionale Cronache di Napoli e di Cronache di Caserta.
La storia è lunga e articolata: i giudici di Appello avevano riconosciuto l’esistenza di più plagi nel libro Gomorra, rappresentati dalla presenza di tre articoli:
- “Il multilevel applicato al narcotraffico”
- “Ore 9: il padrino lascia la ‘sua’ Secondigliano” editati da Cronache di Napoli per i quali è stata riconosciuta la riproduzione abusiva; e
- “Boss playboy, De Falco è il numero uno”, pubblicato dal “Corriere di Caserta”, ritenuto illegittimamente riprodotto senza la citazione della fonte.
I primi due articoli sono stati copiati e inseriti nel best seller simbolo dell’anticamorra in Campania nel capitolo che parla della prima faida di Scampia, quella tra la famiglia Di Lauro e gli Scissionisti (i cosiddetti ‘spagnoli’), peccato che fossero usciti su Cronache di Napoli. Infatti è stata riconosciuta la riproduzione abusiva. Il terzo, invece, in “Gomorra” viene riprodotto ma senza indicare la fonte dalla quale è copiato, cioè il “Corriere di Caserta”.
Ci vuole davvero la faccia tosta per fare di continuo la morale agli altri, senza avere l’onestà intellettuale di guardare in casa propria. In questo, va’ riconosciuto, Saviano si è rivelato un maestro. I capitoli di Gomorra sono 11, Roberto, quindi, ha copiato il 30% del libro che gli ha fruttato milioni di euro. E poi sono anni che lotta per l’onestà, su Facebook però.