“L’Africa è ad alto rischio per la diffusione del coronavirus“, lo ha detto John Nkengasong, direttore di Africa Cdc, Centri africani per il controllo delle malattie.
Il direttore dei Cdc africani, John Nkengasong, ha fatto notare che i contatti dei paesi africani con la Cina sono aumentati del 600% negli ultimi dieci anni.
“L’Africa è ad alto rischio per la diffusione del coronavirus”. “Non ho mai visto un’epidemia dall’evoluzione così rapida”, “ è possibile che si abbiano dei casi che siano stati nel continente africano e che non siano stati riconosciuti. Dobbiamo ammettere che ci sono certe circostanze che non conosciamo” ha detto ancora Nkengasong.
In Africa mancano i kit per la diagnosi del coronavirus, ed un piano emergenziale per contenere il contagio.
I Cdc africani hanno attivato il loro Centro per le emergenze il 27 gennaio scorso, ma al momento l’unico Paese ad essere organizzato per i test sembrerebbe essere il Sudafrica, mentre i laboratori dell’Istituto Pasteur o i laboratori nazionali di Uganda, Kenya e Repubblica democratica del Congo si stanno organizzando per analizzare i campioni in patria o all’estero secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nuovi casi sospetti
Casi sospetti intanto si registrano già in Costa d’Avorio, Kenya e nel Sudan, Somalia ed Etiopia, dove il Ministro della salute etiope, Lia Tadesse, ha confermato che quattro persone sono state isolate e monitorate, ma sono risultate negative alle analisi preliminari, e la conferma definitiva si avrà dai test condotti in Sudafrica.
In Guinea Equatoriale quattro viaggiatori in arrivo dalla Cina sono stati messi in quarantena.
Tali paesi, sprovvisti di kit diagnostici, hanno inviato i campioni da analizzare in Germania e in India, come previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
Il parere degli esperti
“Non sappiamo il danno che il virus potrebbe provocare diffondendosi in un paese con un sistema sanitario inadeguato” aveva detto nei giorni scorsi il direttore generale dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) Tedros Adhanom Ghebreyesus.
“Un conto è la capacità di contenimento dell’epidemia in Europa, altro discorso investe le condizioni di Paesi asiatici come la Thailandia, visitata da milioni di turisti, e da altri Paesi asiatici come Bangladesh, Indonesia, Vietnam, Laos, Cambogia”, ha rilanciato in un’intervista a Il Giorno, Walter Pasini, presidente della Società italiana di medicina del turismo.
Walter Pasini è un medico esperto di sanità internazionale, per 20 anni direttore del Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Travel Medicine e laureato in Filosofia presso l’Università di Urbino.
“I numeri dell’emergenza in Cina sono probabilmente di gran lunga superiori a quelli denunciati. La preoccupazione riguarda anche il continente africano dove sono sbarcati tantissimi lavoratori cinesi“, ha continuato Pasini. “Ci chiediamo come riusciranno a isolare i malati, mettere in quarantena i sospetti, e tracciare i contatti“.
L’Africa è ormai terra di conquista della Cina per gli investimenti in materie prime ed infrastrutture
I rapporti tra i paesi africani e la Cina sono sempre più stretti, come detto.
Pechino investe in Africa in maniera massiccia tanto che gli investimenti diretti hanno raggiunto i 32 miliardi solo nel 2015.
Il paese africano in cui la presenza dei cinesi si fa sentire di più sembra essere lo Zambia, non a caso paese minerario e in cui i cinesi cercano ferro e rame oltre che lo Zambia e la Sierra Leone e Ghana e Guinea dove l’interesse della Cina è per il greggio.
Salvini l’aveva detto
Matteo Salvini era stato tacciato, al solito, di strumentalizzazione quando aveva messo in guardia dal rischio che il contagio bypassasse il blocco dei voli diretti con la Cina.
A parte il problema dei voli indiretti, che fanno scalo all’estero, il leader del Carroccio aveva prefigurato il rischio che il virus si espandesse dal continente africano.
Aveva sottolineato come gli italiani rimpatriati fossero stati messi in quarantena alla Cecchignola, mentre gli immigrati africani sbarcavano liberamente senza controlli accurati in tal senso.
Aveva chiesto a gran voce la chiusura dei porti ed il massimo rigore nel controllo degli accessi all’Italia dei molti immigrati che dall’Africa arrivano di nuovo a migliaia in Italia su barchini e barconi, da quando il nuovo esecutivo ha di fatto riaperto le rotte delle Ong.
Salvini nei giorni scorsi aveva anche tweettato affermando come “l’Africa è ad alto rischio per la diffusione del coronavirus“.
Un concetto largamente condiviso da esperti e presidenti di organizzazioni della Sanità ultranazionali.
E il leader leghista aveva aggiunto: “Quindi il problema potrebbe arrivare anche da chi sbarca clandestinamente in Italia… Come reagirà il governo dei porti aperti?”
Purtroppo già lo sappiamo: l’approssimazione con la quale l’esecutivo sta affrontando questa emergenza mondiale e la sottovalutazione del rischio di contagio dai paesi africani sta esponendo la popolazione italiana ad un rischio che ci auguriamo non si debba pagare in termini di vite umane.