Sono questi i risultati dei più recenti sondaggi volti a verificare il livello di inglese dei diversi paesi d’Europa e del mondo. L’Italia purtroppo rimane fedele al trend degli scorsi anni e si riconferma così tra gli ultimi posti della classifica mondiale in cima alla quale si posiziona, senza troppe sorprese, l’Olanda, seguita da Svezia, Norvegia e Danimarca.
I dati sono estratti dall’Indice di Conoscenza della Lingua Inglese (EPI) di EF, che offre corsi di inglese online per tutte le età e livelli, il più completo rapporto sulle conoscenze dell’inglese a livello internazionale. Troviamo così l’Italia al 36° posto su 100 paesi coinvolti, subito dopo la Spagna, con una conoscenza dell’inglese “moderata” che si trascina ormai dal 2011. Anche i francesi, quest’anno, hanno ottenuto un punteggio migliore.
Come mai però, anche nell’immaginario comune, gli italiani sono spesso il fanalino di coda quando si tratta di parlare inglese? Sicuramente c’è una componente storica ad aver giocato un ruolo decisivo, quando ad esempio, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, si è bandito l’utilizzo di qualsiasi parola o espressione straniera. Al giorno d’oggi però, c’è chi sostiene che sia il metodo didattico impiegato il vero colpevole, poiché l’insegnamento dell’inglese in Italia è principalmente basato sul libro di testo. L’ovvia conseguenza di concentrare la maggior parte dell’attenzione sullo scritto è la penalizzazione di orale e ascolto. È sempre più diffusa l’idea quindi che l’inglese debba essere studiato come una lingua viva, svolgendo attività scolastiche che prevedano l’impiego attivo dell’inglese, per fare lezione ad esempio.
È solo analizzando le falle degli attuali metodi didattici che è possibile stimolare così il bilinguismo fin dall’età più giovane. I vantaggi del bilinguismo sono molteplici ed evidenti, anche qualora si trattasse di bilinguismo regionale: stimola l’intelligenza e l’apertura mentale e facilita l’apprendimento di nuove lingue.
Con la tecnologia che prende sempre più piede in ogni aspetto della nostra vita, inoltre, è fondamentale ricordare che inglese è la lingua di internet: fondamentale per comunicare con utenti provenienti da tutto il mondo e per ricercare un maggior numero di contenuti su motori di ricerca, importante per lo studio e il lavoro.
Ancora più ovvi sono i sempre maggiori benefici del conoscere l’inglese per l’inserimento nel mondo del lavoro e, successivamente, per una carriera di successo. Si tratta infatti della lingua chiave per l’internazionalizzazione delle imprese, principalmente utilizzata per fare business verso l’estero (ormai una realtà per moltissime aziende italiane). Inoltre, che si ambisca a trovare una posizione in un paese straniero o ad inserirsi in un contesto aziendale in Italia, il candidato sarà tenuto con tutta probabilità a sostenere un colloquio in inglese, trasformando quindi la conoscenza dell’inglese in una porta aperta su opportunità importanti.
Nonostante le evidenti lacune che gli studenti si trascinano a causa di una serie di fattori educativi e culturali, è comunque possibile (e in qualche modo doveroso) rimediare. Dedicarsi allo studio dell’inglese avrà, senz’altro, ripercussioni positive non solamente per la propria carriera ma per la maggior parte delle attività quotidiane.