Anche in temi così delicati ormai lo scontro tra Democratici e Repubblicani paiono insanabili e radicalizzati.
In queste ore oltreoceano si sono viste fronteggiarsi le due anime radicali pro e contro l’aborto, con posizioni veramente opposte ed istanze insanabili.
Washington: la marcia per la Vita
Il 18 gennaio scorso decine di migliaia di persone da tutti gli Usa hanno sfidato il freddo di questo gelido inverno per ritrovarsi a Washington per la consueta Marcia della Vita, che si svolge nella capitale fin dal 1974.
La Corte Suprema sancì nel 1973 la legalizzazione dell’aborto, fin da allora coloro che erano a favore della vita si ritrovarono per manifestare in una marcia che ha visto negli ultimi anni il rinfoltirsi delle fila degli antiabortisiti.
Il Planned Parenthood negli Usa, è un’organizzazione no profit molto cara alle istanze abortiste dei democratici, le cui idee sono state propugnate da Obama e Hillary Clinton, che le hanno assicurato visibilità e finanziamenti: costituisce una lobby fortissima che si batte da anni per portare il limite della possibilità dell’interruzione di gravidanza sino al momento del parto, di fatto sino al nono mese di gestazione.
New York da questo punto di vista ha compiuto in risposta una fuga in avanti che suona come uno schiaffo alla mobilitazione di Washington annunciando un atto legislativo più aperto in tal senso.
Il Vice Presidente Mike Pence con sua moglie è intervenuto sul palco della Marcia per la Vita, portando il saluto di Trump alla folla, e ribadendo che la attuale compagine governativa si batterà per la vita, sottraendo alle lobby abortiste i finanziamenti assicurati dalla precedente presidenza.
New York celebra la legalizzazione dell’aborto sino alla nascita
A New York l’antenna del One World Trade Center si è illuminato ieri di rosa su input del governatore di New York Andrew Cuomo, per celebrare il Reproductive Health Act, nella Neolingua liberal un atto che dovrebbe assicurare Salute e Scelta alle neo mamme, di fatto un provvedimento che legalizza l’interruzione di gravidanza fino alla nascita, ben oltre le 24 settimane -sei mesi-, sancendo la non perseguibilita’ dei medici che interverranno su quello che non è più un embrione o un feto, prima iniettando al malcapitato una sostanza letale e poi rimuovendolo. Su tale norma si sta già scatenando una battaglia legale, che finirà verosimilmente sul sottoporre la questione alla Corte Suprema, ad oggi a maggioranza repubblicana.
Cuomo parla di una “Vittoria storica” per i Newyorkesi e i loro valori, nell’anniversario di Roe v. Wade, la decisione del 1973 della Suprema Corte che sancì la legalizzazione dell’aborto negli Usa.
Il vescovo di Albany Rev. Edward B. Scharfenberg, di contro, scrive in una lettera aperta sull’Evangelist parole di fuoco contro la nuova “politica dell’ omicidio”, chiedendosi se essere a favore della vita sarà considerato un reato a New York.
Ancora più duro l’Arcivescovo di New York, Cardinale Timothy Dolan, che parla non di progresso, ma regresso nella cultura della vita, di fatto quell’antenna rosa ricorda sempre più sinistramente un ago puntato contro la vita, nella cultura della morte spacciata come valore e dignità anche nella vecchia Europa.
Istanze eutanasiche ed abortiste estreme stanno prendendo piede anche al di qua dell’oceano, e v’è da chiedersi se gli scenari eugenetici che ne conseguono, non costituiscano un ritorno a terribili ideologie del passato, tese ad eliminare le “vite non degne di essere vissute”, sopprimendo di fatto malati terminali e bambini mal formati o portatori di malattie genetiche.