Ma di cosa stiamo parlando in realtà? Cosa è il whisky, di quali ingredienti è fatto?
Gli ingredienti fondamentali sono essenzialmente due, più uno che è considerato la chimera del mondo del whisky: acqua e orzo. A voce bassa aggiungiamo anche il lievito.
L’acqua è la base, il vettore, la malta che unisce i mattoni del malto (ok, il gioco di parole è orribile). Per alcuni è il whisky stesso. In effetti quasi tutte le distillerie mondiali sono sorte in prossimità di una fonte d’acqua eccezionalmente pura. La dolcezza dell’acqua scozzese è famosa, ma se guardiamo ad altre nazioni come l’Irlanda, ci accorgiamo come la sua acqua sia carica di minerali. Eppure fanno un prodotto di eccellenza.
Come sempre non esiste una verità scientifica che identifichi un’acqua meglio di un’altra. La cosa importante è che ci sia acqua in abbondanza, e decisamente fredda, per migliorare il processo di condensazione nella distillazione.
L’orzo: è il più povero dei cereali; il più adatto a qualsiasi terreno e a qualsiasi (o quasi) condizione atmosferica. Si dice che l’orzo scozzese sia il migliore per produrre un whisky di alta qualità. Però c’è il problema che non è abbastanza, e quindi viene importato. Principalmente dall’Inghilterra, ma anche da altri paesi. Come per l’acqua, non esiste una regola rigida: il migliore in assoluto non c’è. Vedremo in futuro come il semplice e povero orzo viene trasformato in malto attraverso il processo di maltazione.
Lievito: in una determinata fase produttiva, viene finalmente aggiunto il lievito. Anche qui non si ha una regola matematica: molti orzi maltati sono già pieni di microrganismi naturali che fanno partire autonomamente la fermentazione. Altri hanno invece bisogno di un piccolo aiuto da parte del lievito. Appena la fermentazione è completa si ha quindi un’ottima… birra! Oddio, forse proprio ottima no: anzi direi decisamente pungente e forte, ma tanto poi la dobbiamo distillare, quindi che ce ne frega?
Questa settimana assaggiamo: Glenmorangie – The Quinta Ruban