Il whisky si produce veramente quasi ovunque
Giappone
I whiskies di quest’isola sono piuttosto controversi. La maggior parte di loro sono dei blended, belli morbidi e piacevoli però, considerando che le distillerie sono sostanzialmente tre, c’è da chiedersi: dove comprano i malts per fare i blended? La risposta è abbastanza semplice: in Scozia. Ultimamente stanno però nascendo anche degli ottimi single malts, e qui invece la denominazione di origine è decisamente certa. Il whisky giapponese sta avendo un notevole successo e non solo in Asia, ma anche in Europa e in America. La loro caratteristica è la morbidezza e la presenza di aromi floreali e di bosco. Se vogliamo possono essere paragonati ai distillati delle Highlands. A mio modesto parere sono un po’ troppo cari per quello che offrono.
Taiwan
Fondamentalmente c’è un’unica distilleria: Kavalan. Specialmente negli ultimi anni si è imposta in maniera prepotente all’attenzione mondiale vincendo numerosi premi introducendo dei single malt invecchiati nelle più fantasiose botti.
India, Nuova Zelanda, Australia e Sud Africa.
Praticamente tutte le nazioni colonizzate dagli inglesi hanno una buona tradizione di distillazione del malto. La cosa particolare però, è che non hanno le stesse rigide regolamentazioni scozzesi e quindi distillano un po’ tutto e invecchiano quanto e come vogliono loro.
In India abbiamo la Amrut che ha uno spettro produttivo che copre tutti i gusti. In Australia la Lark, in Nuova Zelanda la Milford e in Sud Africa la Three Ships.
Europa
Anche il Vecchio Continente si sta dando da fare. Germania, Francia e Svezia sono le più solerti nel distillare il malto d’orzo. Ultimamente anche in Italia è nato il primo malt whisky: Puni, in provincia di Bolzano. Pur non producendo single malt ha però cominciato a farsi strada in questo mondo.
Oggi assaggiamo: Amrut Fusion