14 luglio, formalmente la “Presa della Bastiglia”. Un momento emblematico, anche se non radicalmente decisivo, negli eventi rivoluzionari della storia francese. Ma anche un momento capace di travalicare i confini nazionali per fornirci un significato alto e profondo per la nostra coscienza di cittadini. Approfondiamolo.
“Noi abbiamo spezzato la tirannia del privilegio, abbiamo posto fine ad antiche ingiustizie, cancellato titoli e poteri ai quali nessun uomo aveva diritto, abbiamo posto fine alle assegnazioni per censo e per nascita delle più alte, prestigiose e ambite cariche dello Stato, della Chiesa, dell’Esercito e in ogni singolo distretto tributario di questo nostro grande corpo politico: lo Stato di Francia. Ed abbiamo dichiarato che su questa terra il più umile tra gli uomini è uguale al più illustre. La libertà che noi abbiamo conquistato, l’abbiamo data a chi era schiavo e la lasciamo al mondo in eredità affinché moltiplichi e alimenti le speranze che abbiamo generato. Questo è più di una grande vittoria in battaglia, più di tutte le spade, dei cannoni e di tutti i reggimenti di cavalleria d’Europa. È un’ispirazione per il sogno comune a tutti gli uomini di qualsiasi paese…una fame di libertà che non potrà più essere ignorata… le nostre vite non sono state sprecate al suo servizio“, proferiva nel celebre discorso pronunciato dinanzi al tribunale rivoluzionario Georges Jacques Danton, poco prima di essere spedito alla ghigliottina.
È qui che emerge un legame speciale, unico se volgiamo, con quella che tredici anni prima fu la rivoluzione delle Colonie americane. Di quei figli d’Europa andati oltreoceano per ‘sbarazzarsi’ del tiranno coronato di Londra.
Lì, laddove nella Dichiarazione di Indipendenza è scritto: “Noi riteniamo che sono per sé stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità“.
il legame ideale è lo stesso della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino – “Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune” – nel momento in cui il documento riconosce che gli uomini si associano per tutelare i diritti inalienabili dell’individuo ovvero la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza a qualsiasi forma di oppressione. È proprio qui che i due documenti diventano quasi una cosa sola, quasi un grido comune, una mappa per tracciare il sentiero universale della Libertà.
“Prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l’esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d’un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all’assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l’avvenire“. In questo passaggio si sancisce il diritto/dovere digli individui di riunirsi al fine di rovesciare un governo che non operi nell’interesse del Popolo o che lo opprima, ed il diritto di crearne un altro.
Si potrebbe obiettare che è sempre legittimata una rivoluzione ma una tale obiezione arriverebbe da un lettore poco attento. É il popolo che si riprende la sovranità: gli individui si uniscono, contrari a priori a qualsiasi governo che mortifichi, livelli, inibisca la singola individualità, ma mantengono prudenza se tale governo possa essere dalla volontà del Popolo cambiato democraticamente, limitato nei suoi abusi oppure al contrario capace di ascoltare la volontà di cambiamento.
Non è la legittimazione della difesta armata da un governo la cui politica va contro gli interessi del popolo bensì la ricerca di un cambiamento in senso democratico. Il ricorso alle amri diventa legittimo nel caso – estremo – in cui diventi impossibile limitare o revocare il governo in carica, qualora questo si sittragga alla legittimazione per volontà Popolare.
É questo il senso più profondo delle due rivoluzioni ed assieme la permanente eredità di esse. Sintetizzabile nelle parole di Thomas Jefferson: “Quando il popolo ha paura del governo, c’è tirannia. Quando il governo ha paura del popolo, c’è libertà“.