Marcello Veneziani apre al Teatro Verdi di Padova la stagione di prosa con una serata d’anteprima “1919 – I rivoluzionari” in cui racconta la Penisola di un secolo fa, quando un poeta governò Fiume, e nacquero i partiti comunista, fascista e popolare. Articolo di Maria Grazia Bocci per Il Gazzettino del 30 ottobre 2019.
Il 1919 è stato un anno incendiario, un anno decisivo per la storia del Novecento, che merita di essere raccontato». Ecco perchè Marcello Veneziani ha deciso di portare in scena, nella scadenza del centenario, proprio questo anno pieno di fermenti per inaugurare la stagione di prosa 2019-2020 del Teatro Verdi di Padova. Come nel 2018, quando sul palco ci fu Massimo Cacciari con Generare Dio, il Teatro Stabile del Veneto propone un’anteprima che resterà un unicum per gli spettatori. La serata 1919 – I rivoluzionari, in programma sabato, unisce immagini, musica e parole per raccontare eventi storici, e anche letterari, che hanno a lungo segnato il “secolo breve”.
La storia
«È un anno spartiacque – sottolinea Veneziani, giornalista, scrittore, filosofo – che, per dirla con Stefan Zweig, separa il “mondo di ieri” dall’oggi allora nascente. Il 1919 è stato l’anno del riscatto dopo la tragedia della Prima Guerra Mondiale, l’anno della pace di Versailles, della nascita del partito comunista, del partito fascista e del partito popolare di don Sturzo. Ma è stato anche l’anno dell’impresa di Fiume compiuta da Gabriele D’Annunzio e di quella rivoluzionaria Carta del Carnaro redatta da Alceste de Ambris. Un’epoca intrisa dal fervore degli inizi, dal mito dell’Uomo Nuovo, da grande entusiasmo».
Veneziani però precisa che ha poco o nulla a che fare con la nostra attualità. «Lo spettacolo è volutamente anacronistico, quello non è il nostro tempo. Sono contrario a pensare che un evento storico per interessare debba necessariamente essere pensato per l’oggi. È stata un’altra epoca, fatta di giganti, questo sì, nel bene e nel male, ma che poco ha a che fare con noi».
Lo spettacolo
Attraverso le musiche del tempo eseguite dall’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius (tra queste “O Bianco Fiore”, “Giovinezza”, “L’Internazionale”) e brani tratti dai discorsi di Marinetti, Sturzo, Mussolini, Gramsci e lo stesso D’Annunzio, Veneziani ricostruirà la temperie storica di quell’anno dal quale scaturì da un universo radicalmente mutato, tra declino europeo e ascesa degli Usa e dell’Urss, il Nuovo Ordine Mondiale. Lo spettacolo però, precisa Veneziani, sceglie «una chiave prettamente italiana, non internazionale».
Ma c’è un fatto storico che prevale sugli altri in quel 1919? «Sono tutti eventi della stessa grandezza, e difficilmente paragonabili fra loro. Ma se pensiamo alla rappresentazione emotiva e letteraria, il fatto più pittoresco, più originale, fu la reggenza del Carnaro: una Repubblica guidata da un poeta, D’Annunzio, che letteralmente si inventa una città. È forse il fatto che incide meno nella storia, ma affascina di più per quel clima trasgressivo un po’ da Sessantotto, dominato però dall’amor patrio e dalla rivendicazione nazionale».
In scena
Non è la prima volta che Veneziani calca le scene. «Ma non sono un attore e neppure voglio esserlo, sono un conferenziere, un narratore. Questo il mio ruolo nello spettacolo. Farò da filo conduttore in questa ricca cavalcata lungo il 1919, tra brani musicali, letterari e proiezioni dell’epoca. Potrei dire che sarà un racconto musicale». Uno spettacolo da intellettuale di “destra”? «È una definizione che non rivendico né rinnego, ma non definisce la mia vita. D’altro canto, l’impresa di D’Annunzio è di destra o di sini-stra? E Marinetti, che voleva rinnovare tutto, cacciando papa e re, da che parte sta? Destra o sinistra?».