Era il mio compleanno. Come lo è oggi. Il giorno non cambia. Gli anni passano. Era il 23 maggio 1992. Io compivo undici anni. Oggi ne compio 41.
Tornavo da scuola. Il nome di Capaci non lo conoscevo. Non sapevo dov’era. Sapevo solo di aver trovato un paese sconvolto.
Io ero tornato da scuola con i miei amichetti. Una bomba aveva ucciso il Giudice Giovanni Falcone. Mia madre non parlava molto, guardava le immagini del telegiornale. Tutti sembravano sconvolti. Anche mio padre. Non mi ricordo di aver pianto quel giorno. Non mi rendevo pienamente conto. Nei giorni successivi se ne sarebbe parlato tanto.
Quel 23 maggio andammo in pizzeria a festeggiare il mio compleanno. Eppure ricordo che quando alla TV c’era il telegiornale, regnava un silenzio spettrale. Neanche noi bambini facevamo rumore.
Vidi l’incredibile devastazione della bomba. Era morta anche la moglie del giudice Falcone.
La coscienza di un paese
Nei giorni successivi scoprii: se ne parlò tanto. A scuola, a casa. Mio padre che mi spiegò cos’era veramente la mafia. Capii la portata di quello che era successo.
E poco dopo avrei pianto per un’altra strage. Quella di via D’Amelio, dove sarebbe morto Paolo Borsellino. In quel momento ero consapevole che il giudice Borsellino era un eroe. Un grande italiano.
Lo era anche Giovanni Falcone. E negli anni successivi, quando le commemorazioni erano sempre in pompa magna, mi addolorava sempre che fosse accaduto nel giorno del mio compleanno. Anche perché con Falcone erano morti tre agenti della scorta. Ed allora come oggi sono impresse in me le parole della vedova di uno degli agenti. Un ragazzo che non aveva neanche trent’anni.
Una donna che si diceva disposta a perdonare gli assassini del marito e si fossero pentiti ed avessero avuto il coraggio di cambiare. Ma soprattutto una donna che disse che si rivolgeva agli uomini della mafia perché per giorno erano presenti in quella chiesa.
Una politica conto
Tanti ancora gli interrogativi su quel giorno. Sulla dinamica reale dei fatti. E su quanto oscuri funzionari sapessero.
Falcone era stato spesso osteggiato. Anche da politici come Salvatore Cuffaro, futuro Presidente della regione Sicilia. Leoluca Orlando, futuro sindaco di Palermo. Dal Consiglio Superiore della Magistratura che gli impediti succedere ad Antonino Caponnetto. Non si è mai chiarito tutto in merito a quell’evento tragico.
Un giorno per ricordare
Qualche tempo fa ebbi l’onore di stringere la mano ad un agente della scorta sopravvissuto alla brace di Capaci. Angelo Corbo che sta continuando a portare avanti il messaggio di Giovanni Falcone.
Ed ora penso che questo sia un giorno in cui posso ricordare di essere legato ad una delle più tristi pagine d’Italia. Ma seguire l’esempio di che continua a portare avanti la memoria e soprattutto la battaglia.
La mafia in Italia non è sconfitta. E purtroppo neanche la sua commistione con le istituzioni.
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