27 gennaio: la memoria è stata tradita
Era una tiepida e soleggiata mattina di maggio del 2023 quando ho varcato il cancello di Auschwitz. Proprio lui, quello su cui campeggia l’odiosa scritta Arbeit macht frei.
Avevo sentito tante di storie prima di visitare Auschwitz, come quella dell’odore
Molte persone hanno sostenuto che nel lager fosse possibile sentire ancora l’odore della carne bruciata, dei corpi passati per i camini. Io non ho sentito alcun odore, forse perché quel giorno spirava un forte vento, ma a Birkenau non ho potuto fare a meno di guardare il terreno su cui camminavo, senza smettere di pensare che le radici del tappeto d’erba che cresceva sotto ai miei piedi affondavano in sedimenti di ceneri umane.
Mi ci sono voluti parecchi giorni, dopo quella visita, per metabolizzare quel che avevo visto e quel che avevo sentito raccontare, pur leggendo da anni su questo argomento
E non è stata la teca dei capelli, o quella delle scarpe, né quella degli occhiali, né quella con i barattoli di zyklon B a turbarmi. Almeno, non solo. Ma i racconti di Margherita, la nostra guida. La sua voce che si affievoliva ogni volta che parlava dei tanti bambini uccisi appena giunti al campo, con iniezioni di fenolo nel cuore.
Così, senza colpo ferire
Cui seguivano gli inabili al lavoro, i disabili, ma anche quelli che si facevano addosso i bisogni se non li facevano nei pochi secondi concessi nelle latrine dalle guardie del campo o chi, semplicemente, veniva ammazzato se non comprendeva al volo gli ordini i tedesco.
Abbiamo visto documentari, immagini di repertorio, video di repertorio, ammettendo che una cosa così atroce, almeno nei tempi recenti, non si era mai vista
Ad Auschwitz, tra tutti gli altri esseri umani che lì hanno perso la vita, sono morti quasi 2 milioni di ebrei dell’Europa orientale. Così ho trascritto da un pannello che ho trovato dentro al lager. 293 mila ebrei polacchi, 565 mila ebrei ungheresi, 220 mila ebrei lituani, 380 mila ebrei romeni, 532 mila ebrei ucraini. All’indomani della fine della guerra, a un certo punto si è deciso di istituire la Giornata della Memoria, proprio il 27 di gennaio, cioè il giorno in cui Auschwitz fu liberata.
Fu istituita come monumento al ricordo, perché tutto ciò non si ripetesse mai più.
Oggi è più che mai evidente che questi sforzi non sono serviti a un bel niente
Cosa sta succedendo da due anni a questa parte alla Giornata della Memoria?
Primo step, l’antisemitismo si è rinvigorito. La sua misera faccia, in realtà mai venuta meno, si è fatta coraggio dopo il crollo totale di quel sentimento di pudore che le testimonianze atroci della Shoah avevano tenuto su per anni. Lo stesso identico grugno di odio che, nel corso degli ultimi due millenni, ha girato per le città dei pogrom russi o fuori dai ghetti.
Secondo step
A quel punto, non c’è stato più bisogno di nascondersi nel mostrare il proprio odio atavico per gli ebrei e, terzo step, il modo più immediato per manifestarlo è stato prendere di mira, guarda caso, proprio il Giorno della Memoria.
Non vogliamo immaginare l’esultanza di tutti i negazionisti della Shoah
Prima, molti si limitavano solo a vomitare sui social o alle manifestazioni pubbliche auspici di morte e distruzione degli ebrei, con stronzate tipo “sotto sotto i nazisti avevano ragione” o “bisognerebbe resuscitare Hitler per finire il lavoro”. Oggi, il nuovo obiettivo è cancellare, far sparire il Giorno della Memoria, per sostituirlo con la favola, quella sì, di un genocidio che non esiste e mai è esistito.
Il punto massimo più abietto di due anni di propaganda antisemita e antiisraeliana.
Così, tutto il lavoro, il dialogo, il viaggio di tutti i treni della memoria andati avanti e indietro per anni, per decenni, con lo scopo di sensibilizzare sulla tragedia della Shoah, si è liquefatto come neve al sole, lasciando una pozza nauseante di ipocrisia – tipo l’exploit dell’ANPI che il 25 aprile scorso sventolava sui propri cortei bandiere palestinesi definendo, proprio loro, “Resistenza” il terrorismo che ha ucciso migliaia di ebrei il 7 ottobre, ma che ha tenuto a farci sapere che sarà in prima fila nella commemorazione del 27 gennaio.
Qualcuno ha detto che il giorno della memoria agli ebrei non serviva, ed è la verità
Loro la propria storia la conoscono bene. Serviva, appunto, ai non ebrei. È abbastanza evidente che l’umanità, ancora una volta, ha fallito agli occhi della Storia.
Questo è un tradimento della memoria, cancella con un colpo solo ogni sforzo fin qui compiuto. E rivela l’ennesima sfaccettatura di un mondo marcio e prettamente antisemita, dove il “mai più è adesso” è diventato l’“ancora e il prima possibile”.
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