Devo essere sincero, la storia dei tre pescherecci siciliani presi a colpi di mitragliatrice da una motovedetta libica, mi crea delle difficoltà. Perché, per un carattere notoriamente mite e accondiscendente come il mio, cercare fare un po’ di cronaca e di commento su questo argomento, è complesso.
Non tanto complesso scriverci. Ma scrivere senza violare qualche articolo dei codici civile e penale, è un esercizio mentale veramente complesso. Quindi cercherò di scrivere mettendo una serie di “biiip” al mio cervello e alle mie dita. La galera è un’esperienza che probabilmente farò, ma sicuramente per qualcosa di più eclatante. Questione di tempo.
La cronaca
Le navi-motopesca Artemide, Aliseo e Nuovo Cosimo, stavano pescando “nelle acque della Tripolitania all’interno della zona definita dal Comitato di Coordinamento Interministeriale per la Sicurezza dei Trasporti e delle Infrastrutture ‘ad alto rischio'”. Ad un tratto sono state intercettate da una nave da guerra libica che ha aperto il fuoco. Ad altezza uomo.
Il comandante della Aliseo, Giuseppe Giacalone, è stato colpito dai proiettili. Fortunatamente ad un braccio. In zona è intervenuta la fregata Libeccio a portare soccorso ai pescherecci italiani.
Le autorità libiche hanno dichiarato che hanno sparato qualche colpo di avvertimento in aria. Poi spiegheranno come hanno fatto, sicuramente sulla parabola di ricaduta, i proiettili a crivellare le murate dei pescherecci. Stranezze delle leggi della fisica.
Il commento
La Libia, con la morte di Gheddafi, è diventata il supermercato della Francia. La stanno depredando di tutto. Ma i soldi (pochi) che i francesi lasciano sul territorio, non bastano praticamente a niente. Quindi i libici si affidano alle casse munifiche delle ONG europee lautamente finanziate da noi.
Ci sta che il gasolio di quella motovedetta sia stato pagato proprio con i soldi italiani passati per quei “salvatori di uomini” o spacciatori/mercanti di corpi che si fanno grassi andando a prendere i migranti e a portarli in Italia. E poi i libici sparano ai nostri pescherecci.
Invece che mandare la Libeccio in missione di soccorso, mandiamola assieme alle gemelle Grecale e Zefiro. A pattugliare le acque con regole di ingaggio fatte da militari e non da politici. Senza colare a picco nessuno, ma facendogliene un paio vicine.
Vedrete che non passerebbe più nemmeno un pedalò con lo scivolo.
La realtà
Alla fine però dei nostri pescherecci non fregherà niente a nessuno. Non sto parlando dei comuni cittadini, ma di quelli che ingrassano da questo volgare commercio. La Francia in primo luogo. Poi le ONG, spalleggiate dai politici. Che sono spinti dalla macchina dell’accoglienza, che campa e si ingrassa con i proventi delle nostre tasse. Fornendo vitto e alloggio a pezzi di carne sbatacchiati per il Mediterraneo e fatti arrivare in Italia. Loro malgrado.
Poi se qualcuno ne muore durante il viaggio, per loro non è una tragedia. Danni collaterali? Più probabilmente lo catalogherebbero come rischio imprenditoriale.
Nel frattempo in Italia, protetto dalla scorta della polizia (quando non vive nel suo attico a Manhattan), abbiamo intellettuali del calibro di Saviano che hanno un pensiero degno di una decina di premi nobel racchiusi in un’unica stanza.
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