30 anni dalla fine della Democrazia Cristiana. Prima del muro di Berlino (Parte seconda)

30 anni dalla fine della Democrazia Cristiana. Prima del muro di Berlino (Parte seconda)

L’indiscussa centralità democristiana ha caratterizzato il sistema politico italiano dal 1946 al 1992. Con gli anni Settanta però sono cominciati i problemi, che hanno portato il primo partito d’Italia a perdere progressivamente il suo ruolo di autorevole riferimento all’interno dell’apparato istituzionale italiano.

Nonostante ciò, la centralità democristiana non scomparve, fino al crollo definitivo del 1992 e al venir meno della stessa Dc durante i primi anni Novanta

Quel Paese che cambiava: la scomparsa delle lucciole

Ripercorriamo questo tratto partendo da due date significative: il referendum del 1974 con la scelta per l’abrogazione del divorzio e il 1975, anno in cui molti cattolici abbandonarono le file democristiane per spostarsi a sinistra, in particolare nel Pci. L’Italia stava cambiando sempre di più, e con esso il quadro sociologico e valoriale. Pasolini utilizzo la metafora della “scomparsa delle lucciole”, per indicare le trasformazioni che stavano avvenendo all’interno del paese.

Questi nuovi fenomeni non ebbero solo un effetto negativo sui dati elettorali della Dc, ma danneggiarono la centralità democristiana soprattutto sotto il profilo morale: contribuirono, infatti, ad indebolire la legittimità del ruolo “nazionale” riconosciuto alla Democrazia cristiana anche al di là dello status di partito di maggioranza relativa. La sconfitta del referendum sull’aborto nel 1981, segnò l’inizio di una reale spaccatura all’interno della Dc.

Nuova fisionomia e smarrimento

Molti indizi suggerivano alla Dc di modificare la propria fisionomia in una più laica, in modo da poter accontentare le esigenze dei “nuovi” democristiani.

Follini evidenzia questo “smarrimento” con la seguente diagnosi:

“Ci siamo ritrovati fuori dal tempo. Non abbiamo saputo capire le trasformazioni del Paese. Non abbiamo saputo cogliere alcuni segnali. Una sostanziale incapacità di ascolto: una risorsa che la DC aveva invece dimostrato di avere, accompagnando il Paese nel suo percorso di rinascita economica, sociale e culturale nel Dopoguerra e negli anni a seguire, promuovendo un dialogo con i corpi intermedi, avviando un confronto con gli avversari politici che, per noi democristiani, non sono mai stati nemici, bensì interlocutori”.

Un triplice patto che si scioglie

Per Rocco Buttiglione le ragioni dello stordimento dello scudo crociato sono rintracciabili nella perdita di una ben più profonda capacità di riorientarsi in ordine a tre capisaldi che avevano fatto grande la storia democristiana. La DC infatti era rimasta sempre legata al suo elettorato da un triplice patto: nazionale, costituzionale e sociale.

Al fine di svolgere questa funzione storica la DC aveva offerto un’ alleanza alle forze politiche di tradizione risorgimentale ed ai socialisti che si ponevano sul terreno della democrazia per unrecupero critico della tradizione nazionale e una sua rifondazione, dopo il Risorgimento ed il Ventennio Fascista. Per questo era diventata l’architrave portante della politica nazionale. Fu, in altre parole, partito-nazione.

Questo Patto nazionale si prolunga in un Patto Costituzionale che offre a tutte le forze politiche la partecipazione ad una democrazia contrattata che si rivelerà poi straordinariamente vitale.

C’è infine un patto sociale che mobilita le energie dei ceti produttivi. La DC lo ha “stipulato” perché la dottrina sociale cristiana ha sempre visto nella crescita dei ceti medi e nell’interclassismo la soluzione della questione sociale, in alternativa all’ iper -individualismo liberista e al collettivismo marxista. Lo ha fatto perché questo settore socialmente decisivo era rimasto privo di rappresentanza e di guida politica. La spinta fu quella di garantire dunque un sistema di alleanze sociali il più ampio possibile, tale da abbracciare in qualche modo anche l’avversario. Da questa posizione discende anche una precisa idea mite e ragionevole della politica, che fu il tratto distintivo dello scudo-crociato.

L’indebolimento progressivo di questo triplice patto rappresenta anche una delle ragioni di un’ eclissi democristiana che parte da lontano.

Gli spiriti animali del capitalismo

La crisi della DC avrebbe uno dei suoi epicentri anche in relazione alla mancata mediazione tra visione sociale e nuove soluzioni economiche maturate negli anni ’80. Sempre Buttiglione inquadra questa perduta sincronia negli sviluppi delle vicende internazionali. Infatti, in questo decennio prevalgono in tutti i Paesi occidentali politiche neo – liberiste e viene meno il compromesso mondiale fra capitalismo e socialità che aveva finanziato una spesa sociale generosa con più debito e tasse. Erano le cosiddette politiche keynesiane. Reagan e Thatcher reagiscono a questa situazione diminuendo la spesa e le tasse e dando via libera agli “spiriti animali” del capitalismo. Questa rivoluzione liberale in Italia non ha luogo. La DC – secondo Rocco Buttiglione – non riesce ad affrontare il conflitto sociale e politico che sarebbe stato necessario per ridare slancio alla economia del Paese. Al contrario, la mediazione sociale necessaria a mantenere la pace sociale si sbilancia troppo contro i ceti medi che sono la base sociale di riferimento del partito.

Il punto di rottura arriverà poi con il governo Amato. Davanti alla minaccia del collasso la DC accelera sull’aumento delle tasse invece di diminuire la spesa. I ceti medi si sentono traditi e le ritirano la delega a rappresentarli. Berlusconi intuirà che, se è vero che il comunismo è finito, la lotta fra i ceti medi e lo statalismo che minaccia di espropriarli continua.

Nella terza parte seguiremo più da vicino la cronologia politica ragionata che, partendo dall’assassinio del Presidente Moro, arriva al 1993. Potremmo definirla cronologia di una fine annunciata.

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