Pac–Man (パックマン Pakkuman) il gioco arcade anni ’80 è tra i più longevi e amati e non ha cambiato mai.
“Alla base di tutto c’è il mangiare”, come racconta Tohru Iwatani che lo inventò nel 1979, seduto al tavolo di una pizzeria con una pizza senza una fetta e pensando soprattutto ad un pubblico femminile.
Tante le curiosità che si celano diero al videogame tra i più amati degli anni ’80, come i 256 livelli delle origini scomparsi per colpa di un baco. Anche il nome è legato a una leggenda: pare che agli esordi si chiamasse in realtà “puck-man” (dalla parola giapponese paku-paku che significa ‘aprire la bocca’) trasformanto poi Pac-Man per evitare che negli Usa potesse essere storpiato sostituendo la ‘p’ con la ‘f’ creando imbarazzo.
Dei tanti record che Pac-Man, oggi splendido quarant’enne stampato nella memoria di tutti i nerd di 40-50 anni, c’è quello segnato nel 1999 da Billy Mitchell, videogamer di professione che raggiunse il punteggio perfetto dopo aver superato tutti i livelli, 3.333.360 punti. Nel 2005 il gioco si è conquistato il Guinness World Record come videogioco commerciale di maggior successo nella storia: nel 1982 furono 200 milioni i dollari incassati dalla versione Atari.
Chi ha giocato e amato con Pac-Man conosce anche i segreti del labirinto, come il nome dei quattro fantasmini, ciascuno con un suo carattere: Blinky, il rosso, è il più aggressivo; Pinky, la femmina, è la più lesta e pronta a fare imboscate; Inky, il blu, è il più intelligente e Clyde, l’arancione, il più insidioso perché imprevedibile sul tracciato.