Germania. Due pesi e due misure.
Il gigante predica bene ma razzola male. Bacchetta con fare da Kaiser Italia e Francia per i conti pubblici, si erge a giudice e a guida dell’Europa, proclama nuove regole ancor più rigide nel Patto di stabilità, inserisce norme criticate anche dal Fondo monetario internazionale.
La Germania è in forte difficoltà
Non riesce più ad essere la “locomotiva di Europa”, l’economia modello degli anni 2010-2020, quelli della forte crescita, della piena occupazione, delle esportazioni dei prodotti tedeschi in ogni parte del globo. Prodotti solidi e affidabili, come il popolo germanico.
Adesso la Germania segna il passo. E non è una sorpresa. Era stato ampiamente previsto dagli analisti e economisti d’oltralpe. Adiagiatasi sul periodo d’oro, quando Berta filava, non ha programmato il futuro. Rigida e poco resiliente, non è riuscita a captare il “nuovo che avanza”. E adesso si trova in ritardo. Su tutto. In ritardo sull’attuazione delle nuove norme sul clima e delle tecnologie verdi, in ritardo nella digitalizzazione, in ritardo sui programmi per l’approvvigionamento energetico, in ritardo sulle scelte di far produrre componenti in Asia.
Basta un rincaro, un piccolo conflitto, un cambio delle politiche di Russia, Cina, India per creare forti problemi alla produzione industriale
Pesa la lentezza a comprendere i cambiamenti e la mancanza totale di quella forma di “genio” che ricomprende “fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione” di Monicelliana memoria. In cui l’Italia nel suo perenne caos invece eccelle.
La Germania ha compreso il rischio. E’ un esempio la produzione di auto elettriche, ancora al palo, lontano miglie miglia dalle aziende asiatiche che stanno investendo sulla ricerca e produzione di e-mobilità e full electric.
La contrazione della produzione tedesca, se non viene attuato un cambiamento, procederà in maniera spedita. Questo lo sanno bene i tedeschi. E consegnano finanziamenti a pioggia alle proprie aziende per sostenerle.
Nessun governo in Europa, ma probabilmente nel mondo, ha elargito tanto denaro alla propria industria come sta accadendo adesso in Germania. Tutto questo sta creando non poche tensioni nelle istituzioni europee, i cui Paesi membri hanno parlato apertamente di concorrenza sleale.
Tuttavia non è servito a molto “regalare” denaro alle industrie
I fondi pubblici dovevano essere dedicati alla costruzione di nuove infrastrutture e a investire sul sistema educativo, volto alla formazione di forza lavoro qualificata.
Nonostante ciò il Governo Scholz approva un piano di 12 miliari all’anno destinato al sostegno nel pagamento della bolletta energetica alle industrie in difficoltà, al mantenimento dei sussidi e a promuovere la tanto cercata e voluta politica di energia eolica con nuovi impianti “green”. Tutto questo avviene nel momento in cui la Germania, assieme alla Francia, sta caldeggiando la riforma del patto di stabilità che contrarrà enormemente la spesa pubblica del paesI con il debito pubblico più alto, fra i quali l’Italia.
Si evidenzia così un’Europa con due pesi e due misure. Il governo tedesco, nonostante gli appelli a principi di rigidità e rispetto delle regole dei Paesi europei, attua la politica opposta. Anche il Fondo monetario internazionale ha criticato pesantemente la politica tedesca di sovvenzione e di finanziamenti per il prezzo dell’elettricità, che non solo può essere configurato come concorrenza sleale ma addirittura altererà il mercato dell’Energia elettrica a discapito di tutti gli altri Paesi, non soltanto europei.
L’atteggiamento tedesco “stona” e anche molto con la mission che l’Europa si erà posta al momento della creazione dell’Unione e fa riflettere sulle possibili prospettive future europee.
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