Sangiuliano, Boccia e gli atti impuri

Sangiuliano, Boccia e gli atti impuri

Il politicamente corretto, come i Guardiani della Rivoluzione o i Talebani, spreme una storia di lenzuola come un limone.

Peraltro a corrente alternata: poco scandalo sul furto di profumo ai duty free per omaggiare l’amica da parte di un pezzo da novanta del PD (appena un anno fa)

Cosa c’entrava la vicenda del povero Sangiuliano e della prorompente dottoressa Boccia con le capacità di governo del ministro non si capisce, come non si capiva che cosa c’entrava il bunga bunga con le capacità di governo, oggi conclamate, di Berlusconi.

Il politicamente corretto che sostituisce il prete e che non assolve il peccatore se non ha la tessera o almeno l’inclinazione corretta.

Le omelie televisive e le articolesse
sono severe e conclusive: hai fatto il birichino sotto le lenzuola?

Dimettiti perché non sei idoneo a fare il ministro

Il nesso logico sta, come sempre, nel politicamente corretto, ma solo lì.
Come la storia del ministro che aveva la pretesa di scendere da un treno fermo.
L’arroganza del potere, altro che D’Alema che sbianchetta la lista Mitrokin, questo è
un peccato di superbia: dimettiti.

Come il ministro del turismo: hai problemi aziendali in corso, che neanche sfiorano la tua capacità ministeriale, poca o tanta che sia?

Ti condanno prima che lo faccia il giudice: hai rubato, dimettiti!

Come il Presidente della Liguria che neanche ha rubato, né è sceso dal treno fermo, né ha commesso atti impuri. Ma dimettiti lo stesso altrimenti ti tengo chiuso in casa a tempo indeterminato.

E quanti altri poveretti caduti sotto la mannaia dei Savonarola di ritorno!

Una cara amica romana che oggi ci guarda dal regno dei cieli, donna intelligente e notissima giornalista RAI, mi raccontò negli anni settanta uno scorretto ma gustoso episodio che mi pare coerente con la vicenda Boccia/Sangiuliano e quelle simili, viste
con l’arguzia (scorretta) che hanno molti romani.

Era l’inizio delle battaglie femministe per la “liberazione della donna”, quelle
dell’”utero è mio e lo gestisco io”

Il racconto dell’amica: ​
due giorni fa un corteo di femministe scrisse sul muro di fronte a casa mia: “uomini, ve la faremo pagare!”

Questa mattina, uscendo di casa, mi ci è scappato l’occhio: sotto la scritta ce ne era un’altra, diceva: “ e quando mai ce la avete data gratis?”

Si attaglia ai due: il ministro, prototipo del maschio che ha poca dimestichezza con la Bernarda, la dottoressa, donna prorompente, piena di attributi femminili, volitiva e in carriera ad ogni costo
Compreso l’utilizzo dell’arma che solo le donne posseggono e ogni tanto usano.

Per dire: ne fecce uso la signora Kamala Harris con Willy Brown, all’epoca sindaco di San Francisco: soddisfece un capriccio che le aprì le porte della carriera prima
giudiziaria e poi politica, fino alla candidatura da Presidente: un investimento ad alto reddito unito alla sua indubbia intelligenza.

Invece qui che cosa resta della triste vicenda?

un ministro dimissionario che sarà sostituito da un altro ministro che starà più attento di lui se incrocerà in qualche valchiria in carriera.

Una Valchiria amareggiata perché l’investimento non ha avuto i ritorni sperati.

Oggi icona del politicamente corretto (beninteso: meglio lei della Salis, da qualunque parte le si guardi)

Sarà sganciata nel giro di pochi giorni (non ha la tessera) restando col pesante retaggio di donna pericolosa da frequentare. In sostanza dimissionaria
anche lei.

Una volta ancora ha vinto il politicamente corretto e la prassi di gestire la lotta
politica con mezzi non politici, anzi impolitici ma non risolutivi: compagni, a ma pare che ci voglia altro per tornare al governo! ​

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