LA FORZA DELLA MELONI A META’ LEGISLATURA E LE DIFFICOLTA’ DELLA SINISTRA

LA FORZA DELLA MELONI A META’ LEGISLATURA E LE DIFFICOLTA’ DELLA SINISTRA

Siamo oramai al giro di boa della durata della legislatura. A marzo prossimo saranno infatti due anni e mezzo da quando Giorgia Meloni, uscita vincitrice dalla tornata del 22 settembre 2022, ha iniziato il suo cammino amministrativo.

Diversamente dai precedenti esecutivi, il partito di maggioranza Fratelli d’Italia non solo sta mantenendo saldamente la prima posizione ma sta ulteriormente rafforzando e superando la soglia del 30%. Tutto questo senza dubbio grazie al lavoro della premier e della sua squadra, ma anche dai problemi interni della Lega, alleato che dimostra di essere sempre più in difficoltà di consensi e appeal

Cresce nel frattempo la figura di Vannacci. Da quando è diventato deputato europeo ha creato l’Associazione “Il mondo al Contrario” e cominciato a tessere le tele del proprio partito nei territori. I rumors dicono che alla prossime tornate Regionali, il movimento di Vannacci si presenterà ancora all’interno della Lega, ma che in seguito sarà pronto a “spiccare il volo” e conquistare un posto autonomo nel panorama politico italiano.

A sinistra invece aumentano i malumori

Il caso in Sardegna della Todde non sta aiutando nei rapporti nazionali PD/5 Stelle, questi ultimi in caduta libera inoltre dopo il litigio Conte/Grillo. Certo il PD da qualche fuoriuscita grillina ne sta beneficiando ma non certo in maniera eclatante. E all’interno del partito stanno crescendo tensioni per la gestione Schlein.

Il più accanito sembra proprio Romano Prodi apparso in più occasioni molto duro verso la sua segretaria. Lui, accantonato a suo tempo proprio dalla Schlein, l’accusa di non avere proposte, di non presentare programmi, di non essere presente nei dibattiti politici relativi alle riforme. Il PD, secondo l’ex premier, rimane “muto”. Afferma senza tanti preamboli che non ci sono incontri politici con gli alleati e che la discussione politica interna risulta totalmente assente

Che il gruppo più centro-centrico dell’area PD sia insofferente verso la segretaria si sapeva da tempo. Tuttavia, nessuno avrebbe pensato ad un simile attacco. “Con Elly non si vince” è lo slogan più comune fra i detrattoti. Bisogna comunque non del tutto escludere che questi attacchi siano finalizzati ad altri scopi meno nobili. Renzi con la sua verve “da toscanaccio” parla senza mezzi termini di personaggi che “vogliono fare le scarpe alle Schlein”.

Prodi non si scompone. Va avanti i e propone la discesa in campo di Ernesto Maria Ruffini, adesso a capo dell’Agenzia delle Entrate. O, in alternativa, del più navigato Paolo Gentiloni già Presidente del Consiglio da dicembre 2016 a giugno 2018. Tutti, fuorché Elly

Certo è che, al momento, la linea politico della Schlein non convince più neanche l’ala più a sinistra del PD. E molti auspicano che al più presto si trovi una alternativa alla proposta di candidatura alle prossime elezioni politiche contro una inarrestabile Giorgia Meloni.

Intanto al Centro si propongono nuove “prove tecniche” di aggregazione politica. Italia Viva sembra ormai fuori da giochi. Il suo leader Matteo Renzi fatica a mantenere le relazioni con qualsiasi altro soggetto politico e nello scenario italiano appare isolato.

Più vivace la figura di Calenda che a febbraio prossimo celebrerà il congresso di Azione. Congresso non unitario però. Giulia Pastorella lo sta incalzando. Sta viaggiando per tutto lo stivale alla ricerca dei consensi alla sua candidatura alla segreteria di Azione

La sua è una lotta impari. Dopotutto Calenda è il creatore di Azione e il leader indiscusso (e indiscutibile per i suoi). Però molti “azionisti” stanno tifando per Giulia ritenendo Calenda non più adatto alla guida di Azione.

Nonostante l’imminente congresso di azione di febbraio, il prossimo 8 marzo a Roma, l’ex renziano Marattin e la candidata azionista Pastorella hanno già fissato la prima assemblea nazionale per il lancio del nuovo partito LIBDEM, una sorta di “Terzo Polo” rivisitato, con le fondamenta più sull’aggregazione politica che sulla presenza personalistica dei singoli leaders

Al momento non è dato sapere dove i LIBDEM intendono inserirsi nel contesto politico italiano, ma dalle prime esternazioni sembra probabile una sterzata verso sinistra, senza però annettere la fronda di Conti e Co. E molto probabilmente anche della stessa Schlein. Tutti i tasselli potrebbero tornare e avere una logica.

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