IL GRANDE BLUFF GREEN EUROPEO
Molti da tempo lo sospettavano. Con il Presidente Trump è arrivata una conferma.
Stop a tutte le iniziative Green negli Stati Uniti e stop all’agenda del 2015 per provvedere a riduzioni drastiche di emissioni entro il 2030.
Niente auto elettriche o ulteriori costi per le aziende americane. E nel nostro vecchio continente?
L’Europa ha introdotto oramai dal 2019 Regole e Direttive che hanno imposto, in nome della transizione ecologica, nuove norme e soprattutto nuovi impegni di spesa a tutti di europei, nessuno escluso. Tutti coinvolti, famiglie, imprese, enti, associazioni,
Il martellamento mediatico per modificare l’opinione pubblica, è stata imponente. Un “panzer” di notizie, video, short, rubriche di giornale, libri e riviste. Una carambola di argomentazioni, dibattiti, inchieste mirate, volte alla accettazione delle nuove “opportunità”
Intendiamoci. Le iniziative da promuovere per migliorare l’ambiente non sono di per se’ negative. Tutt’altro. Però in questi anni, siamo stati letteralmente subissati da argomentazioni relative al cambiamento climatico che hanno portato all’accettazione di politiche aggressive di supporto a campagne acquisti di auto elettriche, di energia green, di impianti di energie rinnovabili, di cappotti termici, di pannelli solari. Ma per avere quali benefici?
Le ricadute sono state enormi per la nostra quotidianità soprattutto verso le nostre tasche, verso la competitività dei prodotti delle nostre industrie, verso la ricchezza delle nostre aziende
Anni e anni di politiche discutibili, come discutibili sono stati i risultati positivi sull’ambiente. Anni e anni di condanne e instillazione di forti sensi di colpa collettivi verso il buco dell’ozono e l’emissione di gas serra, mentre da altre parti del mondo, in Paesi ancora arretrati uomini, donne e bambini sono ancora oggi costretti a scavare a mani nude per estrarre cobalto e litio, materiali – questi davvero si- dannosi per la salute.
Materiale destinato alle batterie di auto elettriche, primo step in agenda 2030 per sconfiggere l’inquinamento
I commissari europei hanno chiesto alle nostre aziende esosi investimenti Green, spesso mettendo le stesse in difficoltà, già gravati dall’aumento delle materie prime e dell’energia, oltre che dei tassi voluti dalla BCE. Così tanto per venire incontro agli istituti di credito.
Decine, anzi centinaia di milioni di euro sono stati erogati, sotto forma di mutui e prestiti alle aziende europee, per procedere alla realizzazione di opere a sostegno della sfida al cambiamento climatico.
Ed espiare le proprie colpe di inquinatori seriali
Ma se tutto questo fosse impegno green fosse un grande bluff? Una strategia complessiva che cela dietro a nobili argomentazioni soltanto motivi economici?
I dubbi emersi in questi ultimi mesi sono enormi. In questi giorni fa discutere un articolo di inchiesta di una rivista olandese.
Per il De Telegraaf , giornali fra i più datati e prestigiosi dei Paesi Bassi, l’UE ha segretamente finanziato gruppi di ambientalisti europei al fine di sostenere i piani Green europei
Ma De Telegraaf va anche oltre.
Nell’articolo, senza tanti preamboli, si parla addirittura di obiettivi precisi delle lobby ecologiste. Queste ultime intercettavano europarlamentari compiacenti che agevolavano con i loro voti l’introduzione delle norme legislative europee e modulavano l’elettorato a loro favore.
Ciò che più sorprende, è che la notizia di De Telegraaf non ha di fatto sorpreso nessuno
Tanto da ritenere che la pratica fosse consolidata. Solo adesso, dopo la pubblicazione, si mormora allo stop alla progressione dell’agenda europea Green o quantomeno ad un rallentamento. Le notizie pubblicate della rivista olandese ha causato un terremoto politico all’interno delle istituzioni europee. Scricchiola il Green deal europeo. Di Greta Thumberg, la bimba eco-marketing, non se ne sente più parlare.
Nell’articolo del De Telegraaf vengono citati fatti , date, nomi, contratti e importi precisi
Come l’evidenza di un finanziamento ad una lobby ecologista per 700.000 euro finalizzato ad orientare il dibattito sull’agricoltura degli Stati membri. Italia compresa.
Ma si vocifera anche ad altre “spintine” finanziarie che avrebbero agevolato l’introduzione forzata alle auto elettriche. Un boomerang economico-politico che porterebbe sul banco degli imputati una intera generazione di politici europei.
Alle molteplici voci del Green bluff, si aggiunge anche la Coldiretti italiana, che da anni denuncia quello che chiama “l’imbroglio verde”
E’ stata la prima associazione che ha dichiarato che dietro il falso ambientalismo vi siano celati enormi interessi economici.
Da anni le denunce della Coldiretta cadevano nel vuoto. Anzi, i dirigenti erano tacciati di essere oscurantisti e antieuropeisti.
Ma gli antieuropeisti veri sono stati proprio quelli che dovevano tutelare gli interessi degli agricoltori, dei pescatori, degli artigiani, degli industriali, dei liberi professionisti e delle famiglie europee
Donald Trump, nei giorni a seguire il suo insediamento, ha invitato tutti gli alleati del vecchio continente a un maggiore pragmatismo. Sono lontani i tempi delle ideologizzazioni ecologiste specie se collegate a interessi finanziari.
Nonostante i brutti eventi maturati nel Green Deal, è giusto e opportuno parlare di politiche ambientaliste. Non si può depauperare il pianeta e distruggere il nostro habitat.
Abbiamo il dovere morale verso le generazioni future di mantenere la Terra intatta
Ma il pensiero ecologista deve tenere conto anche delle necessità di sostenibilità economica e di una chiara definizione di costi/benefici. Ma soprattutto deve essere onesto e non avere secondi fini.
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