Matteo Renzi si fa immortalare con sua figlia alla Foiba di Basovizza, in preghiera, e posta su Facebook foto e commento: “La memoria. Un Paese che non fa i conti con il proprio passato, non ha futuro. Oggi, con la mia famiglia, a Trieste, a Basovizza. La tragedia delle foibe è stata per troppo tempo ignorata. Giusto che le nuove generazioni sappiano, conoscano, ricordino“.
Eh certo, Renzi ai martiri delle Foibe ha sempre tenuto tanto, non è perché siamo in odore di campagna, assolutamente. Eppure, guarda caso, il 10 febbraio 2019, il Giorno del Ricordo, l’ex segretario per eccellenza nonché ex premier Matteo Renzi, tra una foto in bici e una in scooter, il suo profilo lo ha lasciato proprio a riposo. Niente, nemmeno mezza parola sui martiri delle foibe. Se ne è ricordato il 12 di agosto.
E quando era Premier? Stessa solfa, più o meno. Nel 2016 Renzi trasformò il Giorno del Ricordo in Giorno dell’Omissione e dell’Oblio collettivo. Nel suo risicato messaggino da Primo Ministro, degli oltre 10mila martiri delle foibe e dei circa 350mila esuli istriani, giuliani e dalmati, aveva deliberatamente omesso di citare i carnefici, i veri responsabili di quella tragedia: i comunisti slavi di Tito. Neppure un accenno vago a chi si macchiò di tanta ferocia, nessun riferimento all’ideologia e all’odio di classe che animarono le “gesta” (si fa per dire) dei macellai al comando del maresciallo jugoslavo. Vietato nominare il Comunismo.
Una dimenticanza di una gravità inaudita, un po’ come evitare di citare il nazismo in occasione della Giornata della Memoria.