572 milioni di dollari di risarcimento per una delle principali società farmaceutiche a livello mondiale. L’accusa è quella di aver contribuito, attraverso pratiche commerciali false e pericolose, a diffondere un’epidemia di tossicodipendenza da oppiacei. Si tratta del gigante nordamericano Johnson & Johnson, inchiodato da una sentenza di condanna di 42 pagine, redatta dal giudice Thad Balkman, dello Stato dell’Oklahoma.
Balkman ha affermato, senza mezzi termini, che la società farmaceutica in questione sarebbe tra le principali responsabili della peggior epidemia di tossicodipendenza della storia degli Stati Uniti, la quale ha provocato oltre 400.000 decessi nel corso degli ultimi vent’anni, dei quali almeno 6000 avvenuti nel solo Stato dell’Oklahoma a partire dall’inizio del nuovo millennio.
Jonhson & Johnson avrebbe incentivato l’acquisto degli oppiacei sintetici di nuova generazione esagerando le capacità analgesiche di tali prodotti nonché diffondendo deliberatamente informazioni false circa la inidoneità di tali prodotti a indurre forme di dipendenza cronica. Il procuratore generale Mike Hunter si è rallegrato della pronuncia, la quale ha confermato la tesi accusatoria, secondo la quale Jonhson & Johnson avrebbe “maliziosamente e diabolicamente dato vita a una epidemia di tossicodipendenza da oppiacei nello Stato dell’Oklahoma”.
Si tratta di fenomeno le cui origini risalgono agli inizi degli anni Novanta, allorché i medici statunitensi iniziarono a prescrivere con enorme facilità nuovi antidolorifici derivati dall’oppio, basandosi sulle assicurazioni mendaci rilasciate dai produttori, secondo i quali tali medicinali non avrebbero creato forme di dipendenza. Tra i primi a finire sul banco degli imputati l’OxyContin, inventato e commercializzato da Purdue Pharma, la quale, per evitare il processo, patteggiò una multa da 270 milioni di dollari, e si trova adesso sull’orlo della bancarotta.
Negli anni successivi, ormai assuefattisi all’OxyContin, migliaia di americani sono passati a sostanze più potenti e meno costose, tra le quali spicca il Fentanyl, un composto sintetico, responsabile di un pauroso incremento delle morti per overdose negli USA. Basti pensare che secondo la DEA (Drug Enforcement Agency) ogni anno i casi di overdose aumentano di oltre il 20% rispetto all’anno precedente.
La somma stabilita dal giudice nella sentenza in oggetto soddisfa solo in parte le aspettative dell’accusa, la quale aveva preteso la condanna a un risarcimento esemplare, pari a ben 17 miliardi di dollari, da investire per almeno trent’anni in fondi per il trattamento delle dipendenze e in programmi di prevenzione.
I mercati finanziari si attendevano una condanna ben più pesante, come dimostra il fatto che, dopo la sentenza, il titolo della Johnson & Johnson ha guadagnato oltre il 4%. Ma si tratta di una vicenda tutt’altro che conclusa. Balkman ha fatto da apripista.