Il cambio di governo in Italia si ripercuote anche sulle strategie militari. E nell’ambito della Difesa, il governo giallorosso decide, come primo gesto, di entrare a far parte delle’iniziativa europa di intervento: la “European Intervention Initiative EI2”. Una scelta politica particolarmente importante, dal momento che il governo precedente, quello sì guidato da Giuseppe Conte, ma con un’altra maggioranza di governo e un’altra linea strategica, aveva rifiutato.
Una decisione che aveva suscitato critiche da parte della Francia, che ha da sempre caldeggiato questa ipotesi voluto fortemente proprio da Emmanuel Macron, ma che invece aveva un chiaro senso strategico. L’Italia non aveva dato l’assenso a partecipare a questa forza voluta da Parigi poiché già esistono due alleanze militari di cui l’Italia è parte integrante o vuole farne parte: la Nato e la Pesco. L’Alleanza atlantica e la Difesa comune europea sono sempre stati i pilastri della strategia di Roma: uno come fondamento e l’altro come obiettivo. Ed era evidentemente un segnale politico chiarissimo nei confronti dell’Europa a trazione francese voluta dal capo dell’Eliseo.
Mossa politica che però adesso, con il cambio di governo e con la rinnovata partnership tra Italia e Francia, è stata a quanto pare superata. A tal punto che da Rom a è arrivato il semaforo verde per l’ingresso delle nostre forze all’interno della forza di intervento voluta dalla Francia e non caldeggiata dall’Unione europea, preoccupata, come dimostrato da Ursula Von Der Leyen, da un’idea che di fatto svincola alcuni segmenti della Difesa europea da Bruxelles, sia come “capitale dell’Ue” che come quartier generale dell’Alleanza atlantica. Una mossa che quindi dovrebbe preoccupare anche i può fervidi europeisti, che al contrario dovrebbero proporre un piano per la Difesa comune: non certo a guida francese.
Il problema è che quest’idea non piace (ovviamente) a Parigi, che ha sempre avuto l’obiettivo di diventare la guida diplomatica e militare del Vecchio continente. Un’idea non certo nuova, visto che Macron non è altro che l’erede di una pianificazione che si può trovare già nei vecchi piani del generale Charles De Gaulle. Ed è un progetto che adesso, vuoi per la fragilità degli equilibri europei, vuoi per la mancanza di interesse di Donald Trump nel mantenimento della Nato così com’è, non sembra avere grossi ostacoli di fronte al suo percorso. Ed ecco il motivo per cui l’Italia, fino a questo momento, aveva rifiutato di entrare a far parte di questa forza: perché significa partecipare a un obiettivo francese.
Le perplessità ovviamente sono molte. E non hanno ancora ricevuto risposte dal governo italiano che si è mantenuto molto freddo con un comunicato sul sito ufficiale in cui afferma, in maniera scarna, che ha comunicato la volontà di aderire all’iniziativa “fornendo la peculiare competenza nazionale nel settore securitario nella regione del Mediterraneo”. La presidenza del Consiglio parla di un’iniziativa che ha come pilastri l’”interoperabilità politica” e l’“anticipazione strategica”. Ma si dimentica, nell’elenco degli Stati partecipanti (Francia, la Germania, Olanda, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Portogallo, Regno Unito, Spagna) che questa iniziativa è voluta esclusivamente da Macron e che ha avuto evidentemente il placet degli Stati Uniti dopo il vertice del G-7 di Biarritz. Una particolarità che dovrebbe far riflettere, specialmente perché questo annuncio è arrivato a poche ore dal viaggio del presidente francese in Italia e degli incontri con Giuseppe Conte e Sergio Mattarella.
L’Italia cambia passo quindi, entrando ancora di più nei ranghi della strategia francese. Non europea, come molti credono. Perché questa è sì una forza europea, ma non dell’Unione europea. Ne fanno parte Danimarca e Regno Unito, che dell’Ue non fanno parte così come della Pesco. E soprattutto, come ricorda Analisi Difesa, questa è un’iniziativa che “può essere considerata la naturale evoluzione della cooperazione militare bilaterale avviata tra Francia e Regno Unito nel 2010, nel contesto degli accordi assunti con i Trattati di Lancaster House”. Insomma: è la difesa di Macron. Non è la Difesa dell’Europa di cui tutti continuano a parlare, né quella atlantica, di cui l’Italia, pur non come potenza, è certamente protagonista (vedi il comando a Napoli). Abbandonare queste alleanze per la Difesa euro-francese potrebbe essere un grande rischio. E questo vale per due ordini di ragioni: la Francia non ha i nostri stessi obiettivi e possiamo sfruttare, invece, proprio la Nato e il suo fronte meridionale.
Lorenzo Vita per www.ilgiornale.it