Lo avevamo visto come ospite a dicembre del 2018 a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, Gianluca Vialli, ex attaccante di Sampdoria, Juventus e della Nazionale, parlare pubblicamente della sua partita più importante, quella contro un tumore al pancreas, affermando che era sotto controllo dopo l’operazione e i cicli di chemio: “Ora ho due obiettivi: non morire prima dei miei genitori e portare le mie figlie all’altare“.
Gianluca Vialli, ospite da Fazio per presentare il suo libro “Goals“, aveva spiegato come la malattia si era manifestata “Faccio fatica a dirlo ma credo che questa esperienza, di cui si farebbe volentieri a meno, mi abbia reso una persona migliore. Ti aiuta a vedere le cose in un’altra prospettiva, dai più valore alle cose, alla famiglia, devi prenderti cura di te stesso“.
In seguito a piazza Marconi, davanti al Museo del Violino a Cremona, nella sua città natale, Gianluca Vialli a luglio di quest’anno, ospite della ‘Compagnia delle griglie‘ e quale testimonial del progetto Mec2019, nel suo ruolo di ambasciatore di #Thisability, l’iniziativa organizzata per andare oltre le barriere della disabilità, aveva parlato delle sue condizioni di salute, delle cure e di come è cambiata la sua vita per la malattia: “Non considero questa situazione come una battaglia. Non puoi lottare contro una cosa che è più forte di te. Vivo questa cosa come fosse un viaggio da fare in compagnia di una persona indesiderata che prima o poi spero se ne vada. Il tumore si stuferà e se ne andrà”.
Ritorno in Nazionale
Pochi giorni fa Gianluca Vialli ha accettato una nuova sfida un nuovo incarico in seno alla Nazionale: diventerà presto capo delegazione della squadra azzurra.
“Da marzo sto facendo altre cure. Devo essere nelle condizioni fisiche e mentali per affrontare questa sfida. Spero di poter essere al prossimo raduno della nazionale a novembre non solo da invitato, ma con un ruolo. Bisogna avere pazienza, è più dura di quanto uno possa sperare, ma i risultati sono positivi e non ha senso che io non continui a fare una vita normale. Lavorare fa parte di questo, tutto va nel migliore dei modi”, ha dichiarato.
“Ringrazio Gravina per avermi aspettato, nei prossimi giorni ci sarà modo di approfondire con lui come allargare il mio contributo, oggi ci sono i presupposti per dire sì. Percentuali? No, io ogni tanto vedo percentuali di altre cose…quindi le percentuali è meglio lasciarle stare”.
“La mia idea è entrare e imparare in azzurro. Ho fatto un Master in business, ho fatto anche l’allenatore, ho idea su come si fa questo lavoro, ma la Nazionale non la frequento da anni. Qui tutto funziona come un orologio svizzero, io vorrei aggiungere qualcosa. Ho trovato tanti amici, a cominciare da Roberto Mancini, con cui ho vissuto momenti fantastici. Appena mi ha visto l’altro giorno mi ha detto ‘cosa fai, ti metti la tuta? Anche i dirigenti si mettono la tuta?’. È bello rientrare in un certo tipo di routine, sono un po’ arrugginito. E poi qui a Roma c’è anche una partita che può essere decisiva: quindi è il momento giusto, il che rende tutto molto speciale”.
Sul suo volto i segni della malattia, ma lui dichiara sul suo stato di salute: “Da parte mia non c’è alcun problema, se possibile mi sento una persona migliore. Spero che neppure da altri ci sia alcun tipo di condizionamento: quando arriverà una sconfitta, sperando che non arrivi mai, la mia salute non deve minimamente incidere”.
Da parte nostra a lui, come a Sinisa Mihajlovic, vittima di una aggressiva forma di leucemia, la nostra sincera ammirazione per lo spirito indomito ed i nostri più affettuosi auspici di una vittoria nel percorso terapeutico.