Per essere un movimento nuovo e apolitico, le sardine odorano già pesantemente di stantio. E ovviamente di pilotato e pro establishment peggio di Greta Thunberg.
Il loro leader, il bolognese Mattia Santori, durante la trasmissione Piazzapulita in onda su La 7, senza sprecarsi in umiltà, dichiarava di aver imparato a fare politica in 6 giorni meglio del leader della Lega Matteo Salvini.
Leader leghista che onestamente non ha mai contraffatto un messaggio di una senatrice a vita, come invece hanno fatto le “sardine” torinesi, che si sono permesse di attribuire alla senatrice Liliana Segre, ormai tirata per la giacchetta da troppe parti, un messaggio da lei mai inviato loro, in cui la stessa li definiva “sentinelle della memoria“.
Un messaggio inventato di sana pianta
I portavoce della senatrice Segre, cui va la nostra solidarietà per la ignobile strumentalizzazione di cui è vittima nelle ultime settimane, hanno così tenuto a precisare che “In merito a quanto affermato ieri dagli organizzatori nel corso di una manifestazione a Torino, la senatrice Liliana Segre ritiene necessario chiarire di non mai inviato messaggi di adesione alla manifestazione di ieri o ad altre consimili. Ogni notizia al riguardo è quindi destituita di fondamento”.
Fondamento che invece non hanno minimamente ricercato i giornali la e gli stessi media che tanto si sono affannati a rimbalzare ai quattro venti la solidarietà al movimento ittico della Segre, mai avvenuto in realtà.
Il lapsus freudiano a Otto e Mezzo
Ciò che invece è avvenuto è stato un momento di genuino autoritarismo freudiano ad Otto e Mezzo dove il leader delle Sardine Santori ha dichiarato: “Matteo Salvini e tutto il Centrodestra non hanno alcun diritto di ascolto. Le persone non devono ascoltare i loro comizi e infatti noi glielo impediamo! Dicono cose senza senso solo per diffondere odio e intolleranza. Noi siamo per l’accoglienza, per l’unione, per l’apertura agli altri. Noi dobbiamo essere ascoltati, non loro”.
A questo punto, il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti gli ha fatto notare che non permettere a chi la pensa diversamente di esprimersi è illiberale e ha chiesto, quindi, le idee politiche alla base del movimento, aggiungendo: “Scusate ma voi oltre a contrastare Salvini che idee avete? Non fate alcuna proposta. Qual è il vostro pensiero politico?”
La risposta di Mattia Santori? Surreale ed esilarante nella sua pochezza e contraddittorietà: “Ancora con la Politica? ma come lo devo dire: noi siamo apolitici. Non facciamo Politica. Non ci candideremo mai”.
Apolitici come chi appoggia Bonaccini, il candidato Pd alla presidenza dell’Emilia Romagna e lavora per l’editoria di Romano Prodi.
Apolitici come chi vuole impedire ad una parte maggioritaria nel paese di esprimersi. Apolitici.