La Turchia ormai da diversi mesi ha incrementato la sua presenza in Libia, in prima battuta appoggiando il Governo di Accordo Nazionale di Fayez al Sarraj, inviando armamenti e attrezzature militari. Successivamente ha stipulato un accordo con lo stesso governo per lo sfruttamento delle risorse petrolifere nella Zona Economica Esclusiva libica decretando di fatto una presenza economica oltre che militare.
Non era però dato sapere con certezza se aveva inviato anche soldati, anche se la vox populi ormai dava per certa la questione. Arrivano oggi le conferme e sono le più incredibili: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza stampa ha confermato la presenza di soldati legati ad Ankara, ma ancor di più ha confermato che questi soldati sono i miliziani siriani.
La dichiarazione ha aperto un dibattito in quanto il presidente ha attaccato apertamente la Russia, dichiarando che l’altro contendente al potere il Generale Haftar in Libia pretende che i soldati filo turchi lascino il territorio, quando il suo esercito è rafforzato dalla presenza di 2.500 uomini inviati dai russi.
La situazione libica si conferma in tutta la sua instabilità, terra di nessuno e di troppi, in cui convergono gli interessi di molti paesi limitrofi e non, che vogliono proteggere ad ogni costo i propri interessi. La guerra interna sta intanto indebolendo le parti che non riescono a pervenire ad un cessate il fuoco e in tutto ciò chi ci guadagna sono le nazioni che come la Turchia stanno cercando di ampliare la propria influenza nel bacino del Mediterraneo, la Russia in primis. Proprio con quest’ultima il governo di Ankara intrattiene cordiali rapporti quando si tratta di interessi energetici, mentre permangono divergenze in relazione alle crisi regionali: dalla Siria alla Libia. Il rapporto ambivalente tra le due desta preoccupazione negli alleati occidentali, che oggi con la notizia ufficiale della presenza di miliziani siriani in territorio libico saranno ancora più preoccupati dell’attivismo turco nella regione. Questi scenari risultano allarmanti anche per un possibile incremento della presenza di forze jihadiste nella regione, una presenza che è inquietante per la dirimpettaia Europa.