Il Crocifisso di San Marcello al Corso, quello miracoloso della peste di Roma del 1522, si è rovinato.
Si è rovinato sull’altare, è proprio il caso di dirlo, dell’egocentrismo e bulimia mediatica di Papa Francesco.
Dopo il giro in una Roma deserta all’inseguimento di uno scatto epocale, dieci giorni fa, Bergoglio ha voluto impartire la benedizione Urbi at Orbi da una Piazza San Pietro deserta, sull’imbrunire, da solo.
Andatura claudicante e sofferente, campane frammiste a sirene.
Ma le sirene che lui ascolta sono quelle mediatiche, che lo convincono a dire tutto ed il contrario di tutto. A tentare disperatamente di entrare nella Storia, quella che ricorda i grandi Papi, nella quale lui non entrerà mai.
La rappresentazione di tre giorni fa è emblematica: studiata nei minimi coreografici dettagli, rappresenta solo la sua solitudine, lo svuotarsi della piazza dei fedeli, la sua vana voglia di eternità.
Ha voluto al suo cospetto, e non viceversa come dovrebbe essere, vicino al cancello centrale della Basilica di San Pietro, posizionata da un lato, a destra, l’icona Salus populi romani, custodita una teca di vetro. La raffigurazione della Madonna col Bambino è stata trasportata dalla Basilica di Santa Maria Maggiore.
Dall’altro lato, a sinistra, sotto la pioggia, il Crocifisso miracoloso di San Marcello al Corso, portato in Vaticano per l’occasione.
Già, un crocifisso del 1300 sotto l’acqua per due ore, due ore di pioggia chs hanno gonfiato il legno secolare.
I danni
Gli stucchi in diversi punti sono saltati, così come parti della leggera vernice antica. In alcune sezioni poi la tempera utilizzata dall’anonimo artista per disegnare il sangue che sgorga dal costato si è allentata, si è increspata la superficie lignea lavorata sui capelli, e rovinati alcuni particolari sulle braccia.
Perché l’antico crocifisso non sia stato collocato altrove, protetto magari sotto la grande tettoia papale, riparato dalla pioggia battente.
Ma gli avrebbe rubato la scena.
“I maligni”, riporta Giansoldati del Messaggero, “affermano che la decisione di abbandonare il crocifisso miracoloso alle intemperie sia arrivata dal capo delle cerimonie liturgiche, monsignor Guido Marini, al fine di poter lasciare integra la coreografia essenziale: il Papa da solo sotto la tettoia illuminata, sul sagrato, senza alcun altro elemento”.
La storia
Posto nella chiesa di S. Marcello, Papa e Martire, tra le numerose opere la più nota è il crocefisso ligneo di fatture nordiche, risalente al 1370, il cui autore risulta sconosciuto.
Il 23 maggio del 1519 un incendio, nella notte, distrusse completamente la chiesa. Cessato l’incendio, la popolazione dell’Urbe, poté assistere ad un evento miracoloso: la chiesa completamente distrutta e il crocifisso ancora intatto ed attaccato alla parete con il lumino devozionale ancora acceso. Come se nulla fosse accaduto.
La chiesa venne ricostruita completamente, e mentre la chiesa era in ricostruzione il crocifisso continuò ad essere oggetto di devozione e continuò a fare miracoli.
La peste
Il miracolo più importate fu quando salvò Roma dalla peste del 1522.
Infatti la confraternita dei frati dei Servi di Maria decisero di portare in processione il crocifisso per la strade di Roma fino alla Basilica di San Pietro. Appena terminata la processione ed il crocifisso fu rimesso al suo posto, la pestilenza cessò.
Per commemorare questo miracolo dal 1650 il crocifisso miracoloso viene portato a San Pietro ogni anno santo.
Durante la Quaresima del Grande Giubileo del 2000 è stato esposto sull’altare della Confessione a San Pietro, e di fronte ad esso San Giovanni Paolo II ha celebrato la “Giornata del Perdono”.
Ma nulla ha potuto contro la presunzione di Papa Francesco che è ricorso al Crocifisso miracoloso ben due volte, la prima durante la passeggiata per Roma deserta e la seconda per implorare la fine della pandemia da Covid-19, sino al rito della benedizione eucaristica “Urbi et Orbi”, come a Natale e Pasqua.
Alle parole del Pontefice faceva da scenario un Piazza San Pietro insolitamente vuota e con un temporale in piena regola e la notte che iniziava a calare e ad avvolgere la Città Eterna.
Proprio la pioggia di questo temporale ha bagnato il Crocifisso dei Miracoli.
La pioggia ha avuto un effetto devastante sul legno infiltrandosi e penetrando nel legno, trasformandosi in vapore per effetto del legno, provocando lo sfogliamento della vernice.
Vernice che si è assottigliata, stucchi che sono saltati, legno che si è inumidito gonfiandosi ed esponendosi a muffe e parassiti.
Tutto per egocentrismo di un pontefice che non ha voluto dividere l’inquadratura con nessuno, nemmeno con il Cristo Re. Un pontefice che, malgrado tutti i suoi sforzi, nella Storia non entrerà mai.
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