In mano alla Cina – Le macro-aree del coronavirus sono ben delineate e sono essenzialmente tre. Magari tre e mezzo, se consideriamo l’influsso nascosto russo. Stati Uniti, Cina e Europa. Non ho messo l’Europa da ultimo per caso. Povera Europa che mi ricorda un po’ il “vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro” di manzoniana memoria.
Adesso è forte chi può stampare moneta infischiandosene del debito interno e della svalutazione: USA e Cina. La Comunità Europea, mostro burocratico da troppe teste gestite dal domatore germanico, per suo statuto non può stampare moneta a piacimento. Questo la rende debole. E appetibile.
All’interno della CE ci sono stati ancora più deboli, e molto appetibili: fra questi ci siamo noi, la Spagna e forse la Francia, che ancora non ha deciso che vuol fare da grande.
Se guardiamo bene, questi stati sono quelli che stanno spingendo per un’immediata collocazione dei famosi Coronabond: titoli di stato (o comunitari) atti a fornire liquidità ai governi per smorzare gli effetti devastanti che la chiusura da coronavirus sta portando.
Ma un prestito ha effetto solo e soltanto se c’è qualcuno che lo voglia comprare. E per comprarlo bisogna avere i quattrini. Adesso, questi quattrini, sembra averli solo la Repubblica Popolare Cinese. Non ci vuole certo un raffinato economista per capire che se la Cina si accaparra la maggior parte dei Coronabond (cosa molto verosimile) metterà una mano, se non tutte e due, sull’Europa. Con la Russia alla finestra a monitorare la situazione.
Questo non è assolutamente tollerabile dagli americani che, avendo perso con la Brexit il loro maggior alleato storico europeo, non possono permettersi di veder scomparire quello che una volta era chiamato il Patto Atlantico.
Un nuovo piano Marshall
Nel gennaio del 1947, finita la seconda guerra mondiale, Alcide De Gasperi partì alla volta di Washington in quello che venne definito il “viaggio del pane”, dando il via a quella che sarebbe stata l’adesione italiana allo European Recovery Program, più comunemente conosciuto come Piano Marshall, entrato in vigore pochi mesi dopo.
Adesso si sta cercando di fare la stessa cosa, anche se manca una figura come quella di De Gasperi. Ed è per questo che la politica sta cercando di cooptare una figura come quella di Mario Draghi.
L’attuale Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che non ci sta a farsi scavalcare perché ha buon gusto sulle cravatte, si è dichiarato pronto a tutto pur di essere lui quello incaricato di un nuovo Piano Marshall. Però non è visto bene dall’arco parlamentare, specialmente alla luce della sua nomina al Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, avvenuta legalmente nel settembre 2013 sotto egida PD (per chiarezza di informazione è possibile consultare a pagina 34 di questo link).
L’Italia poi è storicamente dalla parte americana, e la presenza sul territorio della Repubblica di personale militare russo, nonché di forze mediche (e non) cinesi e cubane, ha fatto suonare più di un campanello di allarme dalle parti del 1600 di Pennsylvania Avenue.
La proposta di Tremonti
Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia ai tempi di Berlusconi, ha lanciato una sua proposta molto intrigante: un Coronabond italiano garantito dallo Stato. Praticamente si tratterebbe di una sottoscrizione obbligatoria per aziende in base al loro fatturato, e per i dipendenti in relazione alla loro 13a retribuzione.
In questo modo saresti completamente svincolato da MES e da altre forme assistenziali dell’Unione Europea, lasciandoti libero di contrattare chi va a comprarsi il debito.
Ma ho paura che questa sia una proposta troppo intelligente e illuminata per non consegnarci in mano alla Cina, e per venire accettata.
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