“Marra aveva un ruolo di assoluta centralità”. Vestito scuro, voce pacata e decisa, ricordi chiari e collocati nel tempo. La testimonianza dell’ex capo di gabinetto del Campidoglio Carla Raineri è come una bomba a orologeria nel processo al sindaco della Capitale, accusata di falso per aver mentito, secondo la procura di Roma, all’anticorruzione capitolina.
“Mi sentivo sempre e solo rispondere ne parli con il dottor Marra, ne parli con il dottor Romeo. Era come un mantra (…) dovevo in qualche modo pietire la loro attenzione (…) a questo si aggiunga l’atteggiamento di questi due personaggi (…) si comportavano in una maniera autoreferenziale e arrogante… era un clima insostenibile e pericoloso…”.
Il magistrato Carla Raineri è un tassello importante della vicenda nomine. E non solo perché la procura aveva voluto approfondire, per poi archiviare, anche le dinamiche che avevano portato alla sua nomina, oltre a quella di Salvatore Romeo e Renato Marra. L’ex capo di gabinetto del Campidoglio ha dato un contributo importante alle indagini. Aveva infatti messo nero su bianco la sua breve esperienza. Lo ha fatto tramite un esposto “a mia autotutela”, ha dichiarato in aula. In quelle pagine scriveva: “Appena insediata in Campidoglio, il 29 luglio 2016, ho subito avvertito intorno a me una crescente ostilità. Ostilità sia perché occupavo una casella cui palesemente ambivano altri soggetti molto cari alla Raggi (Frongia, Romeo, Marra) sia perché, da subito, mi sono scontrata con la sindaco sulla procedura di nomina di Romeo, da me ritenuta assolutamente illegittima, e sulla indisponibilità di trattenere Marra nel Gabinetto. Mi sono quindi progressivamente trovata collocata (direi letteralmente schiacciata) tra Romeo e Marra. La sindaco, per limitare le mie prerogative, ha immediatamente concepito una segreteria particolare, che era in realtà il “vero Gabinetto”. Ancora: “Romeo era onnipresente, terribilmente invasivo e prevaricante. Dai diktat in merito alla organizzazione delle riunioni alla precettazione delle stanze. Addirittura villano e offensivo con la mia segreteria. Sempre protetto dalla sindaca che rimarcava, di fronte a tutti, la centralità del suo ruolo. Marra, dal canto suo, aveva la qualifica di vicecapo di Gabinetto. Con lui non ho mai avuto il piacere di condividere alcuna decisione. Riferiva direttamente alla sindaco. Il paradosso era che io non venivo convocata alla riunioni (per esempio sul terremoto) e nessuno mi avvertiva neppure delle urgenze. In compenso, il giorno del terremoto, mentre la protezione civile conferiva con Romeo (non con me) e con Frongia, io venivo richiesta ripetutamente e insistentemente di attivarmi per autorizzare l’assessore Bergamo a recarsi a spese del Campidoglio al Festival del cinema di Venezia”.
Il magistrato aveva anche segnalato la faccenda Marra: “Nei primi giorni del mio insediamento Marra mi disse di aver dovuto trasferire la moglie e i suoi 4 figli a Malta, perché minacciati dalla criminalità organizzata, e di avere rinunciato alla scorta personale nonostante anch’egli a rischio di incolumità”. Poi un passaggio importante: “Ufficiali della Gdf mi segnalarono l’inopportunità di trattenerlo nel Gabinetto. Minenna mi riferì di aver appreso dai vertici Gdf che fra le situazioni sospette che avevano determinato il suo demansionamento fino alla fuoriuscita dal Corpo vi era un corso privato di pilota civile per il quale aveva sostenuto un costo di 90 milioni di cui non aveva documentato la provenienza”. Terribile la reazione “quando apprese che non intendevo confermargli il ruolo di vice: si adirò alzando la voce e minacciando ritorsioni”.
Dulcis in fondo, come riporta la Raineri nell’esposto, la decisione di lasciare l’incarico: “Chiesi un appuntamento a Raggi al ritorno dalle sue vacanze. Il 25 agosto, in occasione di un duro confronto, le riferii che me ne sarei andata se le cose non fossero cambiate. Raggi rimase più che contrariata. Ricordo ancora il suo sguardo pieno d’odio”.