Gorbaciov è stato il più giovane segretario del partito comunista dell’Unione sovietica dopo Stalin.
Michail Sergeevič Gorbačëv, è infatti nato il 2 marzo 1931 a Privol’noe, nel Kraj di Stavropol’, una provincia del Caucaso.
Dopo una brillante carriera all’interno del PCUS, arrivò a guidare l’Unione sovietica al termine di un periodo caratterizzato da una sequenza che venivano giustamente caricaturati come delle mummie.
Uomini ormai molto anziani, che difendevano lo status quo. Ma che non avevano la spinta rinnovatrice necessaria per le pesanti problematiche che stava affrontando l’intero apparato statale ed il mondo legato al Patto di Varsavia.
Dopo la lunga segreteria di Leonid Breznev, che continuò ad andare avanti anche quando la sua salute era minata profondamente dalla malattia, arrivarono i decrepiti ed infermi Jurij Andropov e Konstantin Černenko. Personaggi totalmente limitati dalle loro condizioni fisiche ed ambedue di breve durata.
Gorbaciov andò a governare lo Stato puntando ad una serie di importantissime riforme. In questa occasione il presidente russo Vladimir Putin ha detto lo ha apostrofato: “Uomo di Stato notevole, distinto ed eminente che ha esercitato un’influenza significativa nella storia russa e mondiale”.
La perestroika
Un giudizio corretto poiché l’uomo che avviò la perestroika, la distensione con gli Stati Uniti ed una lunga politica di lungimirante riformismo sociale. Ha avuto importanti mancanze, ma di certo non può non essere riconosciuto come un protagonista del secolo scorso.
Per molto tempo i russi hanno adorato Gorbaciov e le sue riforme liberali, fino a quando poi non è diventato in un certo senso il capro espiatorio a cui addossare tutta la responsabilità delle tragiche condizioni economiche nelle quali si è venuta a trovare la Russia dopo il crollo dell’impero sovietico.
Tanto è vero che la sua candidatura alle elezioni presidenziali ottenne meno del 1% dei voti da parte del Popolo russo.
C’è però da dire che un grave torto fu fatto a Gorbaciov quando raccolse coraggiosamente lo storico appello di Reagan. Portò un mondo sempre più diviso in blocchi contrapposti ed armati di testate nucleari, a tirare un grande sospiro di sollievo.
“Segretario generale Gorbaciov, se davvero vuole la pace, se vuole la prosperità per l’Unione Sovietica e per l’Europa orientale, venga qui a questa porta. Gorbaciov, apra questa porta. Gorbaciov, Gorbaciov, butti giù questo muro!” – lo incalzava un dinamico Reagan che sentiva di avere dall’altra parte un interlocutore attendibile.
Bush Sr. non lo sostenne
Ma nonostante gli ammonimenti della Thatcher, il successore di Reagan, George Bush senior non si preoccupò di sostenere con aiuti concreti la leadership di Gorbaciov nel periodo della transizione.
Gorbaciov si ritrovò sostanzialmente solo. Additato come l’uomo che aveva lasciato cadere il prestigio della Russia nel mondo ed aveva consegnato il paese agli speculatori stranieri ed ai criminali.
Lui tese una mano, ma il cambio di inquilino alla casa Bianca fu ingeneroso verso un grande passo avanti per la storia. Recentemente ha girato un documentario insieme al regista tedesco Werner Herzog rilanciando un importante appello per la distensione tra gli Stati Uniti e la Russia.
Oggi, nonostante l’insuccesso di fondo della sua politica, la figura di Gorbaciov ha quella rilevanza storica e morale negli intenti che giustamente il presidente Putin gli ha riconosciuto.
E probabilmente questo suo appello andrebbe ascoltato per il bene dell’Occidente.
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