Enrico Letta parla dell’aeroporto di Firenze. Ha rilasciato al “Tirreno” un’intervista nella quale ha proposto di «chiudere la disputa dei due aeroporti» costruendo una metropolitana leggera capace di «collegare Pisa a Firenze in 25 minuti». Un inutile ritorno al passato, a vecchi progetti mai realizzati.
A questo punto è chiaro che non si farà nessuna nuova pista a Peretola e che la crescita dell’aeroporto fiorentino verrà ancora una volta bloccata. Per colpa delle contraddizioni e delle lotte interne al Pd, esattamente eguali a quelle che caratterizzarono il Pci.
A soffrirne, oggi come ieri, sarà tutta l’economia della Toscana, ed in particolare quella della sua area centrale. Ma la cosa non sembra turbare più di tanto il nuovo Segretario del Pd che ha già fissato le sue priorità: ius soli e voto ai sedicenni.
Resta semmai la curiosità di sapere cosa diranno e faranno ora il Sindaco Nardella e il Presidente Giani, che persino durante l’ultima campagna per le elezioni regionali sostennero la necessità di potenziare lo scalo fiorentino di Peretola. Anche se la loro naturale propensione all’immobilismo politico-amministrativo li porterà probabilmente ad accettare, sia pure con qualche distinguo formale, il diktat imposto dal Segretario di partito.
E così come nel 1989, quando una telefonata del Segretario del Pci Achille Occhetto bloccò l’espansione urbanistica nell’area di Castello, in questo 2021 un’intervista del Segretario del Pd Enrico Letta bloccherà il rafforzamento infrastrutturale dell’area fiorentina. Con tanti saluti al futuro della nostra città e allo sviluppo complessivo della nostra regione.
Addio allo sviluppo di Firenze
Perché qui si tratta di capirsi. Nessuno intende rinfocolare ridicole lotte di campanile né tantomeno rispolverare antichi antagonismi di città ormai declinanti. Così come nessuno vuole praticare il velleitario giuoco di “Firenze contro tutti”. No, queste bischerate le lasciamo ai perdi giorno.
Quando noi insistiamo sulla necessità di puntare fortemente sullo sviluppo di Firenze e della sua area per far crescere tutta la Toscana, lo facciamo sulla base di un criterio di programmazione che porta ad investire sul nucleo forte del territorio regionale per trainare, compattare e consolidare, l’intero sistema toscano.
Consapevoli del fatto che su di una leva bisogna pur agire, e che questa leva è l’area fiorentina. Con la sua straordinaria dotazione di risorse, di tecniche innovative, di qualità imprenditoriali. E con la sua particolare capacità di attrarre capitali anche dall’estero. Perché Firenze, come amiamo ripetere, è storicamente cuore e motore della Toscana. Piaccia o no a Letta e compagni d’arme.
Al PD oltre alla programmazione, manca la memoria
Certo, che al Pd mancasse un’idea di programmazione ed una visione d’insieme lo sapevamo. Ignoravamo però che scarseggiasse pure di memoria. Perché vedere il suo Segretario proporre nel 2021 una metropolitana leggera Pisa-Firenze lascia alquanto sconcertati. È dal 1970 (da quando cioè vennero istituite le Regioni, con competenza programmatoria in ambito economico e territoriale) che quella parte politica, denominata ieri Pci e oggi Pd, è ininterrottamente al governo della Toscana.
Avrebbe avuto tutto il tempo per realizzare un progetto analogo a quello suggerito da Letta. Così come avrebbe avuto tutto il tempo di accrescere e velocizzare la rete di comunicazioni infraregionali, e di dar vita ad un sistema aeroportuale toscano integrato e adeguato alle necessità dei tempi nuovi. Ed invece niente.
Il problema allora è: perché non l’ha fatto? Interrogativo a cui Letta evita accuratamente di rispondere. Eppure è da quell’interrogativo, regolarmente evaso, che bisogna partire per comprendere il fallimento della programmazione economico-territoriale che condanna all’arretratezza infrastrutturale la Toscana. Con grave danno per il mondo dell’impresa e del lavoro.
Un treno veloce che sparì
Fra l’altro vorremmo ricordare a Letta che, a cavallo della fine degli anni Ottanta e dell’inizio dei Novanta, le Ferrovie dello Stato (probabilmente in accordo con la Regione) realizzarono per un certo periodo un collegamento ferroviario super rapido Firenze-Pisa, con destinazione Aeroporto Galilei. Un collegamento veloce che funzionava bene e che poi, chissà perché, sparì. Nel silenzio del Pd o di come si chiamava allora: Pci.
Insistiamo su questa discendenza ideologica, perché tra le due sigle vi è una totale continuità in termini di personale politico, di scelte strategiche, di occupazione del potere, e purtroppo di errori dovuti ad incapacità gestionale. Errori ed incapacità che scontiamo ancora.
Pertanto se qualche ingenuo amante delle dispute bizantine o delle solite inconcludenti discussioni care alla politica italiana intende prendere sul serio la proposta di Letta, si accomodi pure. Ma sappia che si tratti di una trappola dialettica. Predisposta per coinvolgere il maggior numero di persone ed interessi organizzati in un interminabile dibattito, tanto vacuo quanto inutile. Volto a lasciare in realtà le cose come stanno e a bloccare quindi di fatto il potenziamento dello scalo fiorentino di Peretola.
È insomma una operazione in mala fede, perché se (come riconosce lo stesso Letta) i due aeroporti di Pisa e Firenze sono complementari, il potenziamento di Peretola favorirebbe inevitabilmente anche lo sviluppo dello scalo pisano. Come sa bene, d’altronde, la proprietà che è unica. A dimostrazione che l’economia capisce cose che la politica non vuole capire. Specie quando è in mala fede.
Le dichiarazioni di Letta vanno solo a vantaggio di Bologna
Come in questo caso che vede il Segretario del Pd muoversi a tutto vantaggio di Bologna. Il cui aeroporto, in continua crescita, ha sempre goduto dell’appoggio del Pci prima e del Pd dopo. Non a caso, nella sua intervista, Letta ha pure correttamente accennato all’opportunità di collegare la metropolitana leggera alla rete dell’Alta Velocità. La qual cosa renderebbe ancor più facilmente raggiungibile l’Aeroporto di Bologna da parte dei Toscani.
Del resto Bologna non può non essere nel cuore del Segretario del Pd: perché “capitale morale” del comunismo italiano. Sede di centrali cooperativistiche legate al Pci e al Pd. Perché città di Prodi e Andreatta. E perché capoluogo di una Regione governata da quel Bonaccini che è l’unico serio pretendente al trono di Letta.
La Toscana e il problema del renzismo
E accattivarsi i favori del feudatario più potente ed insidioso è solitamente, per un reuccio, buona politica… A rimetterci -anche stavolta come sempre – sarà la Toscana. Che, per il fatto di avere un Pd impregnato di renzismo, sembra finita nel mirino di Letta. Costui peraltro nell’intervista (rilasciata non a caso al quotidiano di Livorno) ha ragionato di un possibile sviluppo costiero quasi in termini antagonistici rispetto a quello dell’area centrale della Toscana.
Come a voler evocare un blocco di interessi politici-amministrativi-sociali da opporre al supposto fronte fiorentino. Si ode insomma un sia pur tenue rumore di sciabole, e si avverte un qualche leggero venticello di guerra. Stiamo forse per assistere al passaggio dalla fanfaniana battaglia di Toscana contro i comunisti alla lettiana battaglia di Toscana contro i renziani e le loro quinte colonne all’interno del Pd!
A conferma dell’ulteriore decadimento della politica.
Certo, per carità, comprendiamo che, tornato dall’esilio parigino, Letta non abbia più voglia di stare sereno; e che anzi proprio l’essere Pisano armi facilmente la sua mano vendicatrice contro quel Fiorentino che lo tradì. Ma questi sono fatti interni al Pd, che non riguardano noi cittadini di Firenze e della Toscana, e che non dovrebbero comunque riversarsi sulle vicende pubbliche di una regione e delle sue città.
Si affrontino pure tra loro, quelli del Pd, in guerre per bande o in duelli rusticani. Ma non si azzardi, il Pd, a scaricare su di noi le sue tensioni e contraddizioni. E non blocchi per questo le possibilità di sviluppo. Perché non l’accetteremo. E, tanto per essere chiari, non ci piace l’atteggiamento del Segretario Letta che, per guerre personali, si serve di argomenti di vario genere e di interesse pubblico. Strumentalizzandoli al solo fine di colpire i nemici interni al suo partito.
Via Del Rio e Marcucci, troppo vicini a Renzi
Prima tirando fuori dal cilindro la questione della cosiddetta rappresentanza femminile, con l’unico fine di sostituire gli attuali Capigruppo del Pd alla Camera e al Senato, Del Rio e Marcucci, rei di appartenere all’etnia renziana.
Poi tirando fuori anche la storia della metropolitana leggera per cercare di bloccare lo sviluppo dell’aeroporto di Firenze -classica battaglia di Centrodestra che Matteo Renzi fece sua- al solo scopo di colpire il Fiorentino che lo esiliò. Ora, la politica non può ridursi a scenario di un infinito combattimento tra due duellanti. Ma sappiamo che in casi del genere è tempo perso appellarsi a residui sensi di responsabilità.
Ci limiteremo pertanto ad un avvertimento: Firenze e la Toscana, anche in conseguenza della crisi legata alla pandemia, non sono più in grado di sostenere il costo di un perenne immobilismo dovuto alle tensioni e alle contraddizioni interne al Pd.
Perché senza sviluppo c’è soltanto una lenta agonia economica e sociale. E lo sviluppo di Firenze e della Toscana non può continuare ad essere sacrificato sull’altare delle lotte di potere del Pd.
Ci rendiamo conto che il nostro avvertimento rischia di essere tranquillamente ignorato dai cinici gestori del potere, insensibili persino alle questioni sociali legate alla necessità dello sviluppo economico. Ma a noi è data solo la possibilità di rivolgerci alla coscienza delle persone di buona volontà. Per il resto affidiamoci allo Stellone.
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