Lacrime e resa – La Comunità ebraica di Firenze ha la buona abitudine di organizzare interessanti iniziative culturali. Come è stata, ad esempio, la presentazione dell’ultimo libro di Niccolò Rinaldi, uno dei maggiori esperti italiani dell’Afghanistan.
Il libro, intitolato «Afghanistan: la droga di Dio», ha costituito in realtà l’occasione per parlare degli ultimi drammatici eventi di quel paese. E quella di Rinaldi, per completezza di analisi storica e socio-politica, è stata una autentica “lectio magistralis” sull’Afghanistan. Una lezione interessante e stimolante per chi cerca innanzitutto di capire le ragioni del fallimento dell’Occidente. Per chi cerca risposte a domande inquietanti.
Perché gli USA e la NATO non sono riusciti ad impiantare valori ed istituzioni liberali in Afghanistan? Perché laggiù la democrazia non ha funzionato? E perché l’esercito regolare afghano, composto da trecentomila unità ben equipaggiate ed abituato ai combattimenti (tanto da aver perso sul campo, in tutti questi anni di guerriglia talebana, circa sessantamila soldati), si è improvvisamente liquefatto alla vigilia della decisiva battaglia di Kabul? Perché i Talebani, che sono in realtà alcune decine di migliaia e che non godono del consenso della popolazione afghana, sono riusciti a vincere così facilmente col risultato di prendere in ostaggio un intero Paese?
Una trattativa solitaria
Perché gli USA hanno voluto trattare autonomamente e direttamente coi Talebani fino all’ultimo, fino cioè alla decisione unilaterale di lasciare il Paese?
Io credo insomma che la politica (anziché perder tempo a dissertare su Lgbt e vaccini) dovrebbe interrogarsi seriamente su quanto accaduto in Afghanistan. E su quanto potrà ancora accadervi. Anche per capire che futuro ci aspetta.
Già, perché in quelle lontane contrade è in atto qualcosa di enorme. Qualcosa che ci porta ad un tornante della nostra storia, ad una riedizione moderna del Grande Giuoco. Che però, a differenza di quello di fine Ottocento, ha una posta che non è più il “controllo” dell’Asia bensì del mondo intero.
Un Grande Giuoco che vede la Cina proporsi come Stato egemone e la Russia di Putin ergersi ad arbitro del confronto tra Cina ed Occidente. Con quest’ultimo che appare in continua ritirata.
Un mutamento degli equilibri geo-politici dalle pesanti conseguenze anche sul piano economico. Dato che, nelle logiche di dominio, capacità economiche ed innovazione tecnologica, potenza militare ed influenza politica compongono un unico insieme. E non è pensabile che tutto ciò non avrà incidenza sulla qualità e sulla natura stessa della politica interna ai vari Stati europei.
Un nuovo ordine globale, senza gli USA
La verità è che ci stiamo affacciando, impreparati, ad un nuovo ordine globale. Nel frattempo Kabul ha pagato ancora un tributo di sangue alla fuga degli USA e della NATO con l’attentato subito in Aeroporto. Dove sono morti pure 12 Marines. Malgrado le rassicurazioni sull’incolumità degli Americani fornite dai Talebani al direttore della CIA durante il loro recente incontro.
Ora pare che la responsabilità dell’attentato sia da attribuire ad un gruppo terroristico del Khorasan affiliato all’Isis, avversario dei Talebani e suo concorrente nella pratica del terrore. Ma il fatto politicamente rilevante è che tale attentato indebolisce l’immagine dei Talebani, presentatisi come il partito dell’ordine e della sicurezza in Afghanistan. Immagine che gli USA hanno incautamente accreditato, per scoprire invece che la “riconquista” talebana apre una nuova preoccupante stagione di caos ed incertezza, dove vari gruppi terroristici uniti dal medesimo odio verso l’Occidente si affronteranno tra loro. Secondo il triste copione già visto in Iraq, Siria e Libia…
Certo il Presidente Biden, nel commentare l’attentato in conferenza stampa, ha promesso che gli Stati Uniti cattureranno e puniranno duramente gli assassini. Solo che minacciare ritorsioni mentre continuano le operazioni di evacuazione dei soldati americani lascia alquanto perplessi.
Tanto più che non si capisce a quali assassini si riferisca: a quelli dell’Isis che hanno materialmente messo la bomba o ai Talebani che, controllando tutte le vie di accesso all’aeroporto, hanno comunque parte di responsabilità.
Tenuto conto che diversi Servizi Segreti avevano previsto ed annunciato l’attentato. Spero solo che non ci venga rifilata la storiella dei terroristi cattivi (Isis) in lotta coi terroristi buoni (Talebani). Perché sarebbe il colmo!
Non mi lascio perciò commuovere dalle lacrime versate da Biden in conferenza stampa. Lacrime che, come hanno sostenuto alcuni opinionisti, fanno intravedere la consapevolezza del tragico errore compiuto nell’abbandonare così precipitosamente e maldestramente l’Afghanistan. Perché Biden, che è un navigato politico, dovrebbe sapere che, proprio in politica, quando si sbaglia non si piange calde lacrime: ci si dimette.
Leggi anche: Europa, il ministro del nulla
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT
Commenti 2