Quello che è successo ad Anzio è indegno di un popolo civile. Nella notte di venerdì scorso sono state oggetto di atti vandalici e profanazione alcune tombe nel Campo della Memoria di Nettuno, cimitero militare che accoglie le spoglie di alcuni Combattenti della Repubblica Sociale Italiana morti durante gli scontri a seguito dello sbarco di Anzio.
Sono state addirittura trafugate due salme, tra le quali quelle di un ragazzo di 15 anni. Quattro loculi in tutto danneggiati e rimaste a terra le spoglie di un alto ufficiale, collaboratore di Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas.
Sono intollerabili per qualsiasi uomo di coscienza di ogni dove gli atti vilmente perpetrati a danno dei morti. Chi profana un cimitero è sempre un balordo senza onore, senza dignità, senza senso civico. Una nullità priva di etica e morale.
Una violenza alla storia
Chi compie azioni del genere violenta quella coscienza storica radicata nel popolo italiano che guarda i valori della pietas, dell’atavico sacrale rispetto per la morte, della correttezza che si deve nei riguardi di chi non può difendersi.
Profanare un cimitero è qualcosa che andrebbe condannato unanimemente. Invece per i morti di serie B, che ormai nella storia divengono maggioritari non c’è indignazione del mondo politico.
Sì alcuni esponenti politici hanno espresso frasi di condanna, ma sempre solo tutti da una parte. Non c’è un rispetto condiviso di alcuni valori fondamentali di civiltà che dovrebbero trascendere la fazione.
L’eterna idea che chi ha combattuto dalla parte ritenuta giusta abbia libertà di manovra più ampia negli abusi contro la controparte. E laddove gli abusi fossero eccessivamente disumani, comunque deve essere sempre condannato meno degli altri perché in fondo era dalla parte buona.
Ventitré anni fa l’allora Presidente della Camera Luciano Violante disse che era necessario; anche perché riteneva necessario “uscire dalle vecchie gabbie, ma è necessario farlo senza arroganza. Ognuno ha diritto di conservare la sua memoria, l’ importante è che non si confonda la memoria con la storia.
Si tratta di ricostruire una memoria della cittadinanza che prescinda dalla logica dell’ appartenenza che ci ha condizionato nel periodo della contrapposizione internazionale tra blocchi”.
Forse I vandali infami di Anzio dovrebbero rileggere parole simili.
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