L’Europa si intrufola nelle case degli italiani. Come anticipa il Messaggero, la Commissione europea lavora a una stretta green sulle case. Dal 2027 quelle che sprecano troppa energia non potranno più essere né vendute né affittate dai proprietari.
Un vero e proprio attacco alla proprietà privata ammantato dalla solita liturgia ambientalista, quello contenuto in una direttiva Ue che dovrebbe essere pubblicata il 14 dicembre. I target fissati da Bruxelles sono classe energetica «E» a partire dal 2027, classe energetica «D» a partire dal 2030 e classe energetica «C» a partire dal primo gennaio del 2033.
L’obiettivo nobile è quello di avere edifici a impatto zero entro il 2050. Il risultato – visti gli obiettivi impossibili da realizzare in così breve tempo, con la stragrande maggioranza delle case italiane ferme alla categoria «G» – è che sul patrimonio immobiliare pende l’ennesima mazzata firmata Bruxelles. Che rischia di paralizzare il settore, proprio adesso che grazie al superbonus il comparto è tornato centrale nell’economia italiana.
Superbonus solo per lo 0,5% degli edifici
D’altronde, stando ai numeri citati recentemente dal ministro dell’Economia Daniele Franco e ripresi dal quotidiano romano, solo lo 0,5% del patrimonio immobiliare italiano godrà dei benefici del superbonus. Che caleranno dal 110% al 65%.
E poi c’è la riforma del Catasto, collegata nell’articolo 6 della delega fiscale. E che Confedilizia e Fratelli d’Italia vorrebbero «sganciare» per evitare l’effetto tenaglia che il combinato disposto di queste due riforme avrebbe sul prezzo degli immobili.
«Confedilizia si sta battendo in sede europea su questo fronte. Chi non chiederà lo stralcio della riforma del Catasto dalla delega fiscale andrà annoverato tra i fautori di un ulteriore aumento delle tasse sugli immobili, prime case incluse.» Fanno sapere fonti dell’associazione che riunisce i proprietari di case. «La transizione ecologica, che richiede un passaggio graduale e di buon senso, non deve minacciare i diritti dei proprietari. È un processo da perseguire con il mantenimento e l’estensione dei bonus edilizi – a tutti i redditi – non con misure choc che manderebbero all’aria il mercato immobiliare», lamenta Maria Spena, deputata di Forza Italia.
I cantieri come causa primaria di inquinamento
C’è anche il rovescio della medaglia. Secondo un recente studio dell’Università di Leeds la prima causa di inquinamento al mondo nelle città in futuro – tra il 2017 e il 2050 – potrebbero essere i cantieri. Che inciderebbero per il 21%, senza considerare che il superbonus fa gola alle società e ai fondi che hanno in città centinaia di edifici a uso ufficio che la pandemia ha di fatto svuotato.
Secondo gli esperti, da un’analisi dei dati nelle C40 – le principali città europee tra cui Milano – le emissioni legate alla costruzione di edifici e infrastrutture potrebbero aumentare del 37% rispetto ai dati del 2017. E se tutte le città europee utilizzassero materiali a basso impatto, il risparmio in termini di minor inquinamento sarebbe solo del 18%. Altro che case green.
Ma c’è di più. Secondo i calcoli degli esperti, i proprietari di case sono già stati pesantemente penalizzati dalla riforma dell’assegno di famiglia. Visto che per l’erogazione serve la presentazione dell’Isee. Secondo gli esperti almeno 2,5 milioni di famiglie saranno penalizzate dall’assegno unico che ogni famiglia potrebbe andare a percepire da marzo 2022.
Si calcola infatti che con un Isee superiore a 40mila euro (chi ha una casa anche piccola supera facilmente la soglia) toccheranno appena 50 euro al mese per figlio. Un meccanismo vidimato dal Sole24Ore, e il perché è presto detto: il canone d’affitto abbassa l’Isee. Il mutuo, se ipotecario, viene calcolato solo come detrazione.
Fonte: Felice Manti ilgiornale.it
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