Uno tsunami economico-sociale sta per abbattersi sul nostro Paese. Il crescente costo del sempre più difficile approvvigionamento energetico si è fatto insostenibile per le famiglie e le imprese. Già provate da aumenti di tasse e tariffe e da rincari d’ogni genere. Oltre che gravate dall’eredità di problemi irrisolti. E la crisi delle altre economie europee peggiora ulteriormente la situazione del nostro comparto produttivo. A cominciare dalla crisi dell’economia tedesca che assorbe gran parte della componentistica italiana. Insomma è allarme rosso. Anche perché inflazione, disoccupazione e recessione sono già alle porte. Si preannuncia un autunno terribile, con la previsione di un inverno ancora peggiore.
Governo e Politica e informazione chiacchierano d’altro
Eppure è come se non vi fosse la consapevolezza della drammaticità della situazione. Governo, Politica e Informazione chiacchierano tranquillamente d’altro. Prigionieri come sono della loro auto referenzialità. Mentre l’Italia tutta pare voler esorcizzare i problemi distraendosi con l’arrivo delle vacanze. Chissà, forse le ultime che potremo goderci con un certo livello di benessere. Sembra davvero di stare sulla tolda del Titanic. Con la nave che lentamente affonda mentre risuonano voci e risate di passeggeri impegnati in balli, cene e aperitivi vari. È la cronaca in diretta di un disastro annunciato. E, per altri versi, è la fine di un ciclo economico. Ma nessuno ne parla. Mai come ora una distanza siderale separa la realtà delle cose dalla percezione di essa.
La bolla mediatica sulle vicende della guerra
Certo, a questo distacco dal reale ha sicuramente contribuito la bolla politico-mediatica formatasi sulla vicenda della guerra in Ucraina. La quale ha volutamente racchiuso il dibattito pubblico in una narrazione astratta. Narcisisticamente paga del suo presunto idealismo, infarcito di emotività, sentimentalismo e moralismo spicciolo. Dove Informazione, Politica e Governo hanno fatto a gara a chi (è il caso di dirlo!) le sparava più forte. E così ecco l’insistenza sul continuo e costoso invio di armi per una causa persa in partenza. Con l’inevitabile imposizione di sanzioni, una più severa dell’altra, alla Russia. Sanzioni che però, com’era facilmente prevedibile, si sono ritorte tutte contro di noi. Dando il colpo finale alla nostra traballante economia e a ciò che rimane del cosiddetto welfare.
Il sistematico rifiuto del calcolo economico
Quello che mi fa rabbia, e che mi rende insopportabile la leziosa retorica dei tanti che si fanno belli col sangue altrui, è il sistematico rifiuto del calcolo economico. Come si fa ad imporre sanzioni senza calcolare le conseguenze economiche e sociali derivanti per i Paesi che le impongono? E pensare che il nostro Presidente del Consiglio è considerato un autorevole esperto di economia!… Mah. Occorrerebbero forse meno elmetti sulla testa e più idee in testa. Per il resto purtroppo, stando così le cose, resta solo da fare affidamento allo Stellone.
Paolo Amato
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