Giappone – Shinzo Abe, è stato uno dei grandi riformatori del Giappone contemporaneo. E’ stato assassinato mentre si trovava nella prefettura di Nara. Voleva sostenere Kei Sato che puntualmente è stato rieletto domenica scorsa. Abe, che non era più primo ministro dal 2020, era rimasto una delle figure politiche più influenti del paese. La sua scomparsa dalla politica giapponese lascia un vuoto che difficilmente potrà essere colmato nel breve termine.
Purtroppo, nella tarda mattinata di venerdì 8 luglio, Yamagami Tetsuya un veterano della marina nipponica ha ferito mortalmente l’ex primo ministro che è spirato dopo qualche ora. Subito si sono susseguite notizie confuse e contraddittorie sulle intenzioni di Yamagami ma tuttora il movente è misterioso. Abe era un politico estremamente divisivo nella politica del Giappone. Non solo per lui e per le sue proposte politiche, ma anche ciò che rappresentava. Abe infatti appartiene a una dinastia politica molto importante.
La dinastia Abe
Infatti suo nonno Kishi Nobusuke fu un alto funzionario del Mancikuo. Lo stato fantoccio creato dall’esercito imperiale nel nord della Cina durante la Seconda guerra mondiale. Per quell’esperienza. Per sospetti crimini di guerra. Era stato incarcerato durante l’occupazione alleata prima di collaborare con gli Stati Uniti. Divenne poi primo ministro a fine anni ’50. Abe ha raccontato più volte dell’importanza che ebbe il nonno nella sua formazione come politica.
Abe è stato sempre considerato un falco. Ha proposto la riforma della costituzione per estendere i limiti dell’uso delle forze armate. Ha anche insistito sul raddoppio delle spese militari. Queste proposte impensierivano i cinesi . Ma impensierivano anche molti giapponesi soprattutto per le basi ideologiche che sottintendevano. Per qualche giapponese, il conservatore Shinzo Abe impersonava un nuovo militarismo con ambizioni imperiali. Non a caso, il marzo scorso, dopo l’invasione dell’Ucraina, Abe aveva anche suggerito di permettere agli Stati Uniti di introdurre armi nucleari in Giappone.
La mancata riforma della costituzione
Abe chiaramente era molto più di questo ma cosi veniva focalizzata la sua politica. Per questo nonostante il suo forte impegno negli ambienti conservatori giapponesi, anche per i dubbi che sollevava nella popolazione, non è mai riuscito a riformare la costituzione. Durante il suo governo formalmente Abe possedeva i numeri in parlamento per le riforme. Ma l’esito incerto del referendum confermativo, obbligatorio in Giappone, ha sempre spento le ambizioni del defunto premier. La riforma della costituzione pacifista giapponese, rimane comunque nelle corde del partito di maggioranza. Kishida successore di Abe, non è un grande fautore della riforma dell’art.9. Articolo che prevede per il Giappone la rinuncia alla belligeranza ed al mantenimento del potenziale bellico. Per questo durante la campagna elettorale non ha mai affrontato il punto. Anche se, comunque, la posizione generale del Partito Liberaldemocratico oggi al potere è favorevole ad una revisione in senso bellicista della costituzione nipponica.
La scomparsa del leader
L’idea di Shinzo Abe di modificare la costituzione pacifista giapponese potrebbe realizzarsi sotto la guida di Kishida. Il nuovo leader dopo la vittoria ha assicurato che il Giappone rafforzerà la sua difesa “per rispondere all’incertezza causata dalla guerra in Ucraina, ad alla crescente assertività della Cina”. Potrebbe, con le forze parlamentari conservatrici alleate che ora superano la maggioranza dei due terzi nelle due camere giapponesi. Oggi anche il referendum confermativo obbligatore non sembra un ostacolo. Anche se concorrenti Fumio Kishida e Shinzo Abe avevano un saldo rapporto tra loro. Kishida non è Abe ed il vuoto lasciato nel governo giapponese non potrà essere colmato a breve. Anche perché nonostante Kishida non abbia la statura di Abe non si vede nessuno all’orizzonte capace ci calcarne le orme. La situazione politica nipponica è piuttosto incerta e l’omicidio politico è sempre foriero di problemi per il paese che lo subisce.
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