Assurde morti incombono. Indifferenza, eroismo e tragedia. In questi giorni sono andate alla ribalta tre storie di morte. tre tragedie ogni una definita da una caratteristica preponderante nella tragedia.
Ucciso nell’indifferenza
Alika Ogorchukwu trentanovenne nigeriano, è stato ferocemente picchiato, derubato di un telefono cellulare. Finito a colpi di una stampella che egli stesso doveva usare per camminare dopo un incidente. A Civitanova Marche, in pieno giorno ed in pieno centro. Pestato a sangue da un pregiudicato, probabilmente mentalmente instabile. Il tutto sotto gli occhi di molte persone che urlavano, qualcuno filmava e fotografava la scena. Ma che non intervenivano.
Se solo il tre o quattro di quelle persone fossero intervenute, il peggio si sarebbe potuto scongiurare. Ma nessuno ha mosso un dito. Tutti sono rimasti a guardare. Non hanno avuto il coraggio di fare niente. Paura a frenarli? Probabilmente. Ma a spingerli ad intervenire è mancata l’empatia. Il genuino sentimento che accomuna gli esseri umani come fratelli.
Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto, scriveva giustamente John Donne. Ma oggi non ci nutriamo di tali sentimenti.
Oggi è più facile restare a guardare. Ma chi non fa nulla è complice. E’ sempre il silenzio della massa e la sua indifferenza che ha permesso, nel corso della storia umana, di perpetrare le azioni più infami.
Un eroe non considerato
In provincia di Avellino invece, un immigrato nigeriano ventiquattrenne, ha massacrato a martellate un commerciante cinese di 56 anni, Gao Yuan Cheng. Lì invece il coraggio e l’empatia hanno prevalso. L’aggressore è stato fermato dalla gente che è intervenuta prima che questo avesse il tempo di colpire una mamma in compagnia della sua bambina al di fuori del negozio.
Ma ancor prima dentro il negozio un eroico signore di nazionalità bulgara Krasimir Petrov Tsankov, si era lanciato in difesa del proprietario. Ora è in coma in gravissime condizioni. Un uomo che non ha esitato nell’aiutare un altro essere umano in difficoltà. Ma oggi a questo eroico gestosi dedica veramente poca attenzione.
Due vite spezzate
La terza è una storia tragica. Come le altre due. Ma qui la tragedia predomina, perché distrugge anche una famiglia nel profondo.
Due sorelle vengono travolte da un treno a Riccione. Due ragazze bolognesi di 15 e 17 anni. Due persone che si affacciavano alla vita, e che ci si aspettava l’avessero tutta davanti.
Un’altra storia di morte quest’estate. Tragica nel portare una disperazione inimmaginabile a dei genitori. Magari è assurda nella propria semplicità. Non c’è la colpa dell’egoismo e non c’è la consolazione dell’eroismo. C’è solo quella tragica fatalità, che incombe come una spada di Damocle su tutti noi che viviamo. E soprattutto sui figli che amiamo.
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