La notte dei lunghi coltelli del PD. Se c’è una cosa che con la tradizione comunista, la sinistra non ha mai rotto, è la metodicità e l’efficienza con cui mette in atto le famose purghe.
Non dimenticano
Nessun perdono hanno memoria lunga gli eredi dei comunisti. Ce ne sarebbero di proverbi famosi a riguardo, che hanno ispirato la dirigenza del Partito Democratico. Come quello dell’aspettare il cadavere del nemico del fiume. Oppure il più nostrano, la vendetta è un piatto che va servito freddo.
Matteo Renzi rappresentò un personaggio ingombrante, di rottura ed estremamente potente. La vecchia dirigenza, di scuola PC seppe bollirlo nel suo stesso brodo a fuoco lento. Pian piano sfruttando il suo ego, per portarlo ad automartinalizzarsi. Vittima del suo protagonismo.
Matteo Renzi ha già perso
La sconfitta è chiara per l’ex presidente del consiglio. E non risiede nel fatto di avere o non avere un seggio. Ma di dover stare per forza di cose ai margini, rispetto ai settori decisivi per le scelte rilevanti.
Lui spera utopicamente di essere determinante. Ma tutti i movimenti di un partito democratico che sa benissimo, che finirà all’opposizione, oggi sono più tesi a marginalizzarlo che a sconfiggere i Fratelli d’Italia. Mentre invece la destra, si avvia verso una maggioranza ampia, di lui non avrà molto bisogno.
Hanno pagato anche i suoi
Le liste sono state fatte con il chiaro intendimento di escludere chi fosse renziano. Ma non solo chi fosse renziano oggi. Pure chi lo fosse statoi in passato ed avesse poi scelto di riconciliarsi. Di trovare una via di Intesa con il Partito Democratico. Magari continuando il percorso politico e la militanza al proprio interno.
Questa scelta offre il vantaggio di ribadire che non è conveniente mettersi contro chi non dimentica. Gente da temere. Ma la vendetta è sempre un’arma a doppio taglio. Fa anche capire che fare vale la pena coalizzarsi per impedirgli di prendere il potere. Chi esercita così la forza spaventa. Ma genera anche reazioni difensive.
La lista
Luca Lotti, Rosa Maria Di Giorgi, sono solo alcuni dei nomi di illustri colonnelli del renzismo finiti nelle liste nere. In Toscana pesante anche l’esclusione dello storico esponente socialista Riccardo Nencini.
È iniziata una nuova stagione del Partito Democratico, dove una dirigenza storicamente legata alla sinistra tradizionale, ha ripreso le redini.
In un certo senso torna ad essere un partito di sinistra, che guarda al modello del PDS. Con una forte limitazione delle spinte centriste.
Leggi anche: Perché non c’è partita?
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT