Scommessa a perdere.Giorgia Meloni ha sdoganato la destra al governo. Non ha eguali a destra. Anche perché sostenere che Gianfranco Fini, sia il maestro di qualcuno, è sostenere una castroneria di proporzioni allucinanti. Un falso storico chiaramente smentito dai fatti. Poiché Gianfranco Fini non fondò alcun progetto alternativo, né seppe mai dire nulla di nuovo. La sua carriera la deve all’aver seguito, un progetto di Giorgio Almirante, nato quindici anni prima che lui divenisse segretario del Movimento Sociale. Il suo fallimento lo deve all’incapacità di sostenere una cultura alternativa.
La svolta
Giorgio Almirante creò il progetto di Destra Nazionale. Era lui il padre dello sdoganamento della destra. Ma l’anagrafe di Giorgio Almirante, e la sua conseguente partecipazione agli eventi bellici, non gli permettevano di incarnare il volto di un uomo nuovo, se non verso limitate fasce della popolazione. Non poteva esibire quella distanza, dalla partecipazione diretta al fascismo, necessaria per andare al governo. Ed ecco che arrivò Gianfranco Fini. Delfino del segretario storico del Movimento Sociale Italiano. Nato sette anni dopo il 25 aprile. Dopo alcuni anni di preparazione con la regia dell’On. Pinuccio Tatarella, riuscì a fondare Alleanza Nazionale .
Quindi Gianfranco Fini ha seguito, gliene va dato il merito, un progetto che il suo mentore aveva creato. Triste che poche volte abbia poi ricordato l’uomo al quale doveva tutto.
Incapacità di decollare
Dopo un iniziale trend positivo, molte cose iniziarono ad andare male.Alleanza nazionale si dimostrò un esperimento fallimentare dal punto di vista dei consensi. Infatti dopo un primo successo ottenuto tra il 1994 ed il 1996, è andata sempre più perdendo terreno.
Sul piano dei voti non ha mai realmente guadagnato la maggioranza relativa della coalizione, proprio perché Fini non riuscì mai ad affrancarsi da Berlusconi,nella speranza di succedergli.
Il PdL
Quando Gianfranco Fini accettò di sciogliere Alleanza Nazionale, e di farla confluire nel Popolo della libertà, compì sicuramente la scelta più stupida della sua carriera . Fece due diversi disastri.
Il primo, del quale fu soprattutto vittima, fu perdere quella piattaforma politica e quel contenitore di consenso che erano necessarie alla sua stessa permanenza. Un partito con una lunga tradizione, del quale era comunque leader. Venne marginalizzato sempre di più, fino ad essere nei fatti estromesso.
Il secondo fu disperdete la prosecuzione storica della Destra italiana, lasciando tutto un popolo senza il proprio partito. Una delle scelte più ingiuste della vita repubblicana in questo paese.
Fu politicamente talmente tanto poco apprezzabile, che il partito creato da lui ottenne un risultato imbarazzante alle successive elezioni politiche. Non fu compianto da nessuno quando non venne rieletto.
Istituzionalmente pessimo
Se qualcuno vuole salvare Fini, non come leader di partito, perché sarebbe difficile nasconderne i fallimenti, ma come uomo delle istituzioni, forse trova ancora un esito peggiore. Si rifiutò di dimettersi dalla carica di Presidente della Camera, invocato la costituzione e il suo ruolo di garante, quando addirittura fondò un partito, che decise di presiedere in prima persona.
Si è mai visto un garante, che entra nell’agone? Il giudice può mai essere parte in causa?
Meglio senza
Giorgia Meloni è la prima donna a ricoprire scarica di prima Premier. È la prima donna post missina a guidare un governo. E questo mandato glielo hanno dato direttamente gli italiani. È arrivata a fare qualcosa di unico. Rifondando un partito da poco più di zero.
Il tutto avendo molto più coraggio, e facendo quelle scelte difficili che Gianfranco Fini si è sempre rifiutato di fare, barcamenandosi tra ambiguità e sparate progressiste incoerenti, per compiere l’egemonia culturale della sinistra. Giorgia Meloni ha mantenuto coerenza. La sua vera forza.
L’attuale capo del governo non ha bisogno di scommettere, su chi ha scelto la resa culturale alla sinistra,per legittimare se stesso. Giorgia Meloni è stata designata capo del governo dal popolo italiano. Proprio sfidando quell’egemonia culturale. Gianfranco Fini è stato relegato all’esilio politico da quello stesso popolo. Se ne rispetti la volontà.
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