Vent’anni senza Giorgio Gaber.
Era proprio il Capodanno 2003, vent’anni esatti oggi, quando moriva nella sua casa di campagna a Montemagno di Camaiore, in provincia di Lucca.
Una grande carriera
Avrebbe compiuto 64 anni il venticinque gennaio.
Era infatti nato a Milano il 25 Gennaio 1939.Gaberščik, era il suo vero cognome. Figlio di una piccola famiglia medio borghese, lo aveva interessato il padre sin da bambino alla musica.
Aveva iniziato la sua carriera intorno alla prima metà degli anni cinquanta, nei locali notturni milanesi. Divenne presto amico di Luigi Tenco, con il quale partecipò alla creazione di un nuovo complesso i Rocky Mountains Old Times Stompers.
Viene conosciuto dal grande pubblico nel 1960 dopo avere inciso l’album, Non arrossire. In quegli anni sposa la collega Ombretta Comelli, in arte Ombretta Colli, che farà anche un’importante carriera come attrice e politica diventando presidente forsista della provincia di Milano.
Nel frattempo il personaggio Gaber decolla, e diventa uno degli artisti italiani più conosciuti anche a livello internazionale. Il tutto perché all’inizio degli anni 60 scopre il teatro, dove porta la sua canzone.
Il messaggio
Giorgio Gaber non era mai scontato. Istrionico, critico,sardonico, provocatore irriverente, elegante e geniale.
Con lui le parole contavano. Era un cantante che dava peso al testo, ai significati, a ciò che c’era dietro le parole.
Raffinato interprete di monologhi, intrisi di cultura ed ironia, sapeva essere arguto nella critica della società, della politica, delle persone. Pungente ed elegante, faceva riflettere le masse.
Con lui la canzone, si contornava di una grossa dignità intellettuale andando a sposare il teatro. Diventandone assoluta protagonista in impegnati confronti culturali, con le sue porte finalmente riaperte a molte persone che vedevano proprio nel teatro un luogo di elite.
Giorgio Gaber era sicuramente un uomo estremamente erudito, che sapeva soprattutto interpretare il ruolo di divulgatore. Avvicinare le persone comuni alle tematiche più importanti. Rompere il monopolio dell’ellittismo nel dibattito culturale.
Gaber rappresenta un artista estremamente introspettivo e profondo, che parlava alle masse. Riusciva ad elevare a dignità artistica il gergo del popolo. In un certo senso, con i dovuti distinguo, ripercorreva le orme di Dante, nel suo De vulgari eloquentia.
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