Forza Italia dopo Berlusconi, l’ora di tajani. È arrivato il momento della successione. Una successione avvenuta con la morte del leader e fondatore del Movimento azzurro. Ed ora il timone passa ad Antonio Tajani.
Il delfino che non era un delfino
Berlusconi in vita di delfini non ne ha incoronati. O meglio li ha sempre incoronati, per evitare che gli succedessero . Fu così quando incoronò Gianfranco Fini, con una dichiarazione che immediatamente fece emergere un fervente astio leghista contro di lui.
Poi sembrava volesse incoronare Angelino Alfano. Che fu un chiaro aborto procurato, ovviamente parlando in termini politici.
Lasciando stare il lancio un po’ originale dell’animalista, allora praticamente sconosciuta, Michela Vittoria Brambilla.
E neanche Tajani è stato il suo delfino ufficiale. Probabilmente è stato un uomo di fiducia. Ma per la grande dote di saper avere un ruolo importante, ma stando un passo indietro ad un leader. Una personalità autorevole non una leadership.
Ottima per non alienare le grazie del grande leader, per restare il primo della corte. Ma quando il leader è morto e bisogna succedergli le cose si fanno più complesse.
E ora?
E adesso bisogna vedere se Tajani potrà sostituire il leader. Non arrivando al suo livello di consenso, ma arrivando ad avere un consenso che possa almeno giustificare la tenuta in piedi dell’apparato partito.
Sicuramente due elementi giocano a favore della sopravvivenza di Forza Italia.
Il primo elemento risiede nel fatto che c’è bisogno di un’area moderata a destra, perché Renzi non potrà mai candibalizzare la maggior parte dell’elettorato forzista, fin quando continua a rimanere un uomo dalle mani libere, ma formalmente legato alla sinistra.
La seconda ragione che fa pensare alla sopravvivenza del partito sta nel fatto che può contare su un’ottima classe dirigente. Berlusconi non aveva paura di circondarsi di qualità.
Però ci sono tre buone ragioni per tenere un futuro cupo, nell’azzurro cielo forzista.
La prima è legata perché , ci sono anche forze politiche a destra, Fratelli d’Italia in primis, in grado di contendere quell’ elettorato moderato. La seconda è che è vero che la classe dirigente forzista è di alta qualità, ma gli uomini di alta qualità difficilmente collaborano, se non gli conviene farlo. Tendono piuttosto a soddisfare la loro personali ambizioni.
Determinante quindi diventa il leader, capace di farsi seguire dai membri di questa classe dirigente. Ed ecco che si ritorna al problema di fondo :adesso Tajani sarà all’altezza? Potrà quanto meno preservare un livello di consenso tale, da arginare eventuali emorragie di eletti?
Il futuro di Forza Italia si gioca tutto qui.
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