Il generale Vannacci ha tirato un sasso in piccionaia ferendo tutte le demi vierges italiche.
Perfino Guido Crosetto ha lanciato il sasso della lapidazione sulla pubblica piazza.
Vannacci scrive cose addirittura banali in modo piano e comprensibile, non utilizza le preziosità stilistiche per esempio di una sua antagonista ideologica, purtroppo morta pochi giorni fa: la signora Murgia.
Il grande successo del suo libro è un segno duplice: che trova consenso e che si legge bene.
Non così quelli della signora Murgia, molto più impegnativi da leggere, molto più “di nicchia”, meno letti e meno condivisi dalla maggioranza degli italiani.
Invece non sono d’accordo sul titolo che Vannacci ha dato al suo libro (“Il mondo alla rovescia”): finora, caro generale, alla rovescia non è il mondo ma è una minoranza molto rumorosa e ben tutelata ma altrettanto esigua, che addotta l’astuto adagio partenopeo: futti e chiagni. Fatti i fatti tuoi, enfatizza i problemi che hai, come li hanno tutti i comuni mortali, fai diventare un problema quello che problema non è: poi passa alla cassa a riscuotere simpatia e soccorso.
Vannacci è un funzionario dello Stato: non può esprimere giudizi. Ma lo possono fare (e lo fanno tutte le volte che ne hanno voglia) centinaia di magistrati e migliaia di insegnanti, senza incorrere in reprimende finché concorrono a épater les bourgeois, come enunciava Baudelaire: a farci passare per retrogradi, conservatori di diritti che offendono l’umanità, in perenne attesa che arrivino loro a liberarla dalle nostre catene.
Che dire: più che di ideologia oggi giova parlare di ricordi, di piacevolezze e di esaltazioni irrefrenabili.
Nei miei ricordi di giovinezza ma anche di maturità, in questa valle di lacrime la “bernarda” è un dono che il Signore ci ha fatto: chi, maschio o femmina, non l’ha condivisa nei gesti dell’amore, nei singulti, nei furori, negli ansiti, nelle carezze, nella dolcezza del dopo, nella sfibrante attesa del prossimo amplesso, nelle cavalcate nei cieli superiori del piacere e negli sconfinati campi dell’amore, chi non lo ha fatto ha perso parte della felicità che la vita ha offerto a me e a chi , maschio o femmina, ha avuto il mio stesso modo di viverla: da eterosessuale.
A me sono anche nate due splendide figlie che accompagnano e facilitano la vecchiaia mia e della mia sposa (da decenni).
Compiango gli uomini e le donne che se lo sono perso o se lo stanno perdendo per scelta consapevole e legittima, senza però avere il diritto di accusare noi della ricerca non sempre felice, di esperienze alternative o sostitutive, di figli concepiti non da amorosi amplessi ma da combinazioni cliniche, da uteri in affitto, per compensare unioni fisiologicamente sterili: sarà mica colpa nostra? Sarà mica colpa del tollerante mondo occidentale?
Che dire allora del mondo islamico che, nel silenzio incomprensibile degli italici cantori dei diritti delle minoranze, li lapida a pietrate?
Altro che Vannacci! Altro che le interessate censure della fluida signorina Schlein, altro che il cipiglio del ministro della difesa e le umbratili tiritere dei giornalisti schierati, altro che i lai del mondo LGBQeccetera, altro che le esaltazioni dei dogmi dell’onorevole Lussuria o dell’onorevole Zan, degli insegnanti, dei magistrati, dei “servitori dello Stato” allineati, altro che il coro contro le opinioni non dogmatiche del libro di Vannacci: Oscar Wilde, che di omosessualità se ne intendeva eccome, ha indicato a tutti costoro la via maestra: «Non esistono libri morali o immorali: i libri sono scritti bene o male. Censurarli è stupido”.
O è di sinistra.
Fonte: Lorenzo Gioli nicolaporro.it
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