I casi di Palermo e di Caivano hanno scoperchiato una pentola malefica fatta di soprusi, violenze, e degrado che come protagonisti hanno i giovani a volte giovanissimi nei panni tanto delle vittime quanto dei carnefici.
Il problema della criminalità giovanile
Invero, il tema della criminalità giovanile non è nato oggi e già da queste colonne è stato reiteratamente denunciato anche riguardo aree non apparentemente degradate. Purtroppo, invano. Infatti, esso ricompare costantemente in tristi episodi di cronaca che coinvolgono centri e periferie senza ormai più distinzione.
Dal 2021 si registra un brusco aumento di reati commessi da minori. In quell’anno i minori arrestati ammontavano a 30.000 unità circa, con un aumento del 14% nel 2022.
Il fenomeno delle babygang ha subito un preoccupante incremento se si pensa che nel 2017 se ne registravano 612, e nel 2022 il numero è salito a 1.909.
I reati principali sono passati da essere prevalentemente contro il patrimonio a fattispecie contro la persona (lesioni, tentato omicidio, violenza sessuale ecc.). E si tacce sui i c.d. reati informatici dove si contano più di 20.000 segnalazioni.
Insomma, possiamo dire che ci troviamo di fronte a un’emergenza nazionale.
Una battaglia politica ma soprattutto culturale
I numeri parlano chiaro e restituiscono l’immagine di un fatto ormai endemico che interroga non solo la politica ma tutti noi. Servono misure drastiche ? Si. Certamente. Bastano le misure drastiche. Altrettanto certamente no.
La battaglia sarà lunga e complessa che dovrà armonizzare misure di natura repressiva di breve periodo con una prevenzione che sappia essere di medio e lungo termine.
Insomma, la criminalità giovanile è un problema giuridico, ma è anche un problema psicologico e sociale con cui dovremo fare i conti armandoci di santa pazienza e scrupolosità quasi maniacale.
In questo contesto, si collocano i recenti interventi del Governo su una situazione che “è letteralmente sfuggita di mano” .
Il “pacchetto Meloni”
Ieri è stato varato un pacchetto di misure di contrasto alla criminalità giovanile che prevede alcune novità sia dal punto di vista special-punitivo che da quello general-preventivo. Dal primo punto di vista, si è proceduto all’abbassamento della soglia sanzionatoria per applicare il fermo, l’arresto in flagranza e la custodia cautelare per i minori con oltre 14 anni di età imputati per reati non colposi (si passa dagli attuali 9 anni a 6); all’ammonimento del questore fino dai 12 anni di età accompagnato da sanzione pecuniaria ai genitori da 200 a 1000 euro, per reati sino a 5 anni di reclusione, e l’arresto in flagranza di reato nel caso di spaccio anche di lieve entità.
Misure preventive
Nell’ambito invece della prevenzione si collocano i provvedimenti che prevedono la pena fino a 2 anni di reclusione per i genitori che omettono di mandare a scuola i propri figli, la possibilità per il Questore di disporre il divieto di utilizzo di devices elettronici per le comunicazione quando essi sono serviti a commettere il reato per cui si è proceduto all’ammonizione e, infine, all’obbligo di parental control (gratuito) per i dispositivi (smartphone, pc, tablet ecc.) in mano ai ragazzi.
Programma di lavori socialmente utili
Inoltre è stato introdotta la possibilità di definizione anticipata del procedimento in caso in cui il giovane accetti un percorso rieducativo e di svolgimento di lavori socialmente utili o presso un ente no profit per un periodo massimo di mesi 6.
Trasferimento dei maggiorenni
Infine, per i detenuti ultradiciottenni attualmente ristretti in carcere minorile, si configura l’ipotesi di trasferimento negli ordinari istituti di pena, qualora adottino condotte idonee a turbare l’ordine interno. Naturalmente non si tratterebbe di un provvedimento amministrativo, ma appannaggio del magistrato di sorveglianza.
Niente stretta sul porno
Differentemente da quanto prospettato invece non compare la annunciata stretta sull’accesso ai siti pornografici per i minori che secondo le intenzioni del Governo dovrebbe essere semmai varata dal Parlamento essendo materia assai delicata che sta interessando peraltro, altre legislazioni europee e non finire in un Decreto.
Riqualificazione di Caivano
Il Governo è poi intervenuto anche con un piano di riqualificazione di Caivano destinando 30 milioni di euro e nominando un commissario straordinario con il compito di gestire le risorse. Si tratta di un processo non breve e che dovrà vedere il Governo vigile e presente anche quando i riflettori si saranno spenti.
Ma al contempo, potrebbe divenire un modello per altre zone del paese in mano alla criminalità – secondo le parole del Sottosegretario Mantovano.
Lo Stato ha deciso di esserci
Si tratta certamente di un inasprimento del regime sanzionatorio che dà il segnale di uno Stato che intende farsi carico di un problema divenuto fuori controllo.
Ciò anche a causa di una certa negligenza dei governi precedenti e per quella malsana idea per cui la doverosa redenzione dei giovani non dovesse passare verso una chiara responsabilizzazione. E certamente è da guardare con favore il tentativo di responsabilizzare anche le famiglie troppo spesso ignare o addirittura conniventi con i comportamenti devianti dei minori.
Ma, come detto all’inizio, pensare che questo tipo di problemi si possa risolvere con lo strumento del codice penale, è velleitario e che potrebbe divenire controproducente se non accompagnato da altre misure extrapenali.
Il penale non basta, serve la politica
Il tema investe ambiti che sono metagiuridici. In primo luogo, psicosociali. Si tratta di analizzare comprendere e fronteggiare i motivi di disagio personale che innescano il comportamento criminogeno (dall’assenza di riferimenti valoriali forti, a una educazione sentimentale che non viene più offerta all’interno delle famiglie ecc). Si tratta, poi, di offrire ai giovani delle alternative, degli spazi, dei luoghi di formazione che integrino la scuola e che possano abituarli a uno sviluppo relazionale sano e costruttivo.
Il Contributo di tutti
La vera sfida della politica sta in questo ed è per questo che riguarda non solo il governo nazionale, ma le amministrazioni locali chiamate a riprogettare e riqualificare città e periferie. Riguarda una società civile che può e deve riscoprire il valore della comunità di riferimento senza chiudersi in un isolazinismo individualista che rende ciascuno una monade illusoriamente autosufficiente.
Rifondare il senso di comunità
Da anni viviamo tempi difficili. La pandemia che doveva farci riscoprire comunità nazionale, in realtà non ha prodotto altri effetti se non la manifestazione simbolica di questa comunità.
Per carità! Riti e simboli sono fondamentali, ma essi debbono rimandare a un contenuto fatto di legami interpersonali, di cura, di attenzione, di educazione.
Tutte cose di cui si stanno progressivamente perdendo le tracce. E di questa mancanza, le prime vittime sono i giovani che non trovano più maestri, non trovano più identità forti in grado di condurne per mano il complesso percorso di divenire adulti. Trovano solo una grande solitudine cui reagiscono con identità fasulle, con barbarie e violenza.
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