Dostoevskij e i mali del mondo moderno
Quando Fëdor Dostoevskij fa dire ad uno dei suoi personaggi più riusciti, il Principe Miskyn, protagonista del romanzo “L’idiota”, la famosa frase che “La bellezza salverà il mondo”, ciò vuol dire innanzitutto che già all’epoca dell’autore de “I dèmoni”, c’era sentore che il mondo dovesse esserne salvato e che fosse sull’orlo di un baratro.
Questo baratro non sono stati i totalitarismi del Novecento
Sarebbe comodo crederlo in quanto sono stati fenomeni ormai passati e la teoria è certo rassicurante in quanto sarebbe un pericolo sventato e ormai alle spalle. Il pericolo di cui parlano Dostoevskij, Solov’ev, Rozanov ed altri autori, anche occidentali, sono ben altri e più inquietanti. Sono accadimenti che avvengono nelle anime delle persone. È una vista dell’anima che si annebbia, sensibilità che vengono meno.
Sono l’avvento di una modernità mal gestita, malcompresa e fraintesa
Infatti sembra proprio che il mondo stia andando nella direzione opposta a quella indicata dal Principe Miskin, incompreso nel romanzo, destinato a rimanere incompreso nella realtà. La società che stiamo edificando o decostruendo, disattiene i consigli del personaggio in modo consapevole e deliberatamente. Cosa voleva veramente comunicare Dostoevskij per bocca del suo personaggio apparentemente fuori della realtà?
Lo scrittore russo ci ha avvertito con un discorso apparentemente invertito
Infatti non sarà la bellezza a salvare noi ma al contrario dovremmo essere noi ad essere tenuti a salvaguardare la bellezza nel mondo e solo così facendo salveremo una società attualmente senza più un Oriente di riferimento. Per bellezza si intende un concetto molto più vasto di quello inteso comunemente.
La bellezza di cui si parla non è né la bellezza interiore né quella esteriore
Un mondo edificato nella bellezza anche esteriore è un mondo in cui l’uomo che lo abita informa ciò che è al suo esterno col medesimo equilibrio che ogni uomo possiede internamente. Un mondo armonioso è il riflesso di anime ricche di armonia ed equilibrio. Questo vorrebbe dire che i sensi dell’uomo saprebbero di nuovo percepire la magia di una natura e che l’uomo deve solo imparare a comprenderne di nuovo il senso.
La bellezza non esiste nella realtà, è un ideale astratto, quasi metafisico di cui la natura è lo specchio ed il simbolo in cui si intravede una realtà ideale
È un miraggio che l’uomo usa come direzione esistenziale, come modello di riferimento per dissetare un’arsione spirituale che oggettivamente è una reale esigenza troppe volte ignorata.
Leggi anche: Analisi del ballottaggio a Firenze
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT