L’urlo di Mario Draghi e la speranza che l’Europa lo ascolti
L’ex presidente del Consiglio lancia un grido di allarme sull’economia europea.
La situazione risulta talmente grave da mettere in seria considerazione addirittura la possibile fine del nostro Continente cosi come lo abbiamo sempre conosciuto
Siamo tutti ancora convinti che l’Europa sia la culla della cultura e che , nonostante tutto, viviamo dentro i confini di una potenza economica mondiale.
C’è la totale mancanza di consapevolezza che invece siamo in un declino verticale e, se non si cambia rotta, l’Europa potrebbe cadere nel baratro. L’arroganza con cui certa leadership europea sta strattando i problemi del continente è palpabile. In questo ultimo periodo sono stati messi in discussione tutti quei pilastri fondanti della nostra comunità, perdendo ogni riferimento culturale, storico, religioso, sociale.
L’idea malsana è quella di voler eliminare entro breve tutte le strutture industriali alla base dell’economia europea
Le aziende europee non hanno forza finanziaria e capacità di rinnovarsi soprattutto in riferimento ai cambiamenti “green” e al costo che devono ostenere per merci e energia. Acquisti che devono essere fatti verso i Paesi emergenti, Paesi che del green non gliene può interessare neanche un po’. Già adesso queste nuove economie stanno dimostrando di essere più avanti dell’Europa in produzione e tecnologie. Già adesso stanno lavorando per incrementare settori strategici come quello bancario e finanziario.
Hanno adottato inoltre strutture organizzative che aiutano e incentivano alle nascite e alle cura della prole
Quindi riescono a sostenere adeguati cambi generazionali nelle aziende, ad assumere manodopera giovane, ad attingere forza lavoro efficiente e preparata . In Europa l’invecchiamento della popolazione porterà solo aggravi nelle casse pubbliche. Con la necessità di far fronte a soese sanitarie e pensionistiche piuttosto che a investimenti tecnologici. Una strada che porta ad un progetto politico suicida.
Un futuro a tinte fosche sull’Europa, che prima coinvolgerà il settore economico e poi quello sociale.
Tuttavia Draghi propone delle ricette per uscire dal guado
Per l’ex della BCE è urgente aumentare gli investimenti di almeno 5 punti percentuali del Pil, fino a raggiungere i livelli degli anni ’60 e ’70 per centrare gli obiettivi di digitalizzazione, decarbonizzazione e rafforzamento delle capacità di difesa. In definitiva necessitano 800 miliardi di euro l’anno per sostenere gli investimenti, per passare dall’attuale 22 al 27% del Pil.
L’Europa, per Draghi, potrebbe farcela solo se si rilancia nel campo dell’innovazione, l’energia, la sicurezza e sulla possibilità di accedere alle materie prime non particolarmente onerose per la produttività
Draghi invita ad accelerare quindi sull’innovazione e sugli accordi dei prezzi dell’energia . Inoltre l’ex presidente del consiglio consiglia di abituarsi ad un economia in un mondo globalizzato meno stabile.
Ricette semplici, che da tempo anche altri analisti meno autorevoli avevano proposto alla leadership europea, che da sempre si è dimostrata ottusa di fronte alle sfide del nostro tempo
Per Draghi non è più tempo di pensare ma di agire. Per non avere rimpianti dell’Europa “che fu”.
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