Brics in antitesi alla globalizzazione
Rappresentano ormai 1/3 della popolazione mondiale e il 33% del PIL mondiale, contro il 29% del G7
A kazan si è conclusa da pochi giorni la kermesse dei Paesi Brics. Ed è tempo di bilanci
Un incontro che al di là delle scelte economiche e finanziarie emerse, porta a definire nuovi assetti mondiali contrapposti a quelli attuali dei Paesi cosiddetti industrializzati.
È inutile oramai negarlo: l’Occidente sta vivendo una crisi economica e istituzionale drammatica
I politici dei Paesi Occidentali e la loro classe dirigente stanno vivendo una situazione di disagio al limite del nichilismo, che porta a comportamenti tendenti all’aggressivita’. La visione mondiale globalistica, tesa a coinvolgere ogni ambito della vita, dagli acquisti ai trasporti, dai marchi fino ai prodotti tutti conformi a livello globale, sta saltando sotto i colpi dei Brics, capitanati da Russia e Cina. Con una particolarità.
Mentre l’Occidente propugna da tempo un’ idea di uniformità di sistemi tendenti all’oligarchia, i paesi Brics nel ricercare nuove strade nei pagamenti, nel sistema bancario, nelle assicurazioni, nella industrializzazione e nelle comunicazioni, hanno deciso di mantenere integri le loro differenze in termini di ideologia, comunità e religioni.
E di accettarsi cosi come sono
A Kazan il fronte degli ex emergenti ha deciso di andare contro al sistema globalizzato e procedere nel mantenimento delle loro identità politiche e costituzionali. Giuste o sbagliate che siano. DIttatoriali o predemocratiche che siano.
Questa attitudine alla diversità diventa elemento essenziale per l’esistenza stessa del gruppo Brics
In alcuni Paesi aderenti al fronte emergente non esiste neanche il concetto di democrazia, né quello di libertà, né quelli di accettazione dei diritti primari dell’individuo. Concetti che per noi occidentali sono oramai da tempo dati per scontati e acquisiti. Eppure a dispetto dei nostri valori occidentali, la vera forza dei Paesi Brics sta proprio nell’accettare le profonde disparità degli aderenti.
Fra i leaders Brics non si parla di globalizzazione ma di cooperazione
Non si vuole le conformità di idee e ideali, ma ci si sofferma sulla crescita delle potenzialità economiche. L’obiettivo degli Stati Brics è quello di unire le loro forze per contrastare proprio la globalizzazione. Che non è solo un concetto economico ma che comprende e si espande verso l’egemonia politica.
I capi di Stato Brics si propongono di cooperare all’esterno e mantenere ben saldo il potere politico interno
Viene contestata l’idea di uniformarsi verso un processo oligarchico dominante. Tale situazione di fronti contrapposti sta rendendo fragile l’Occidente liberale e democratico, di fronte ad un altra tipologia di concezione di Mondo generalmente poco o per niente liberale, che rifiuta fermamente la globalizzazione creata dai Paesi europei e americani. Di questo l’occidente, i suoi leaders e i suoi dirigenti hanno paura.
Questo e’ il rischio che stiamo passando, e l’ulteriore step è quello di cadere in un controllo globale ai limiti del dispotismo
Si immettono artatamente nel mercato nuove forme di “necessità consumistiche”, si inseriscono nuove leggi tese all’introduzione di nuovi obblighi di acquisti (come le auto green o il progetto ESG alle aziende), si obbliga nel segno del “nuovo che avanza” a nuovi obblighi e doveri individuali e collettivi, si impongono nuovi modelli di strutture sociali borderline.
Tutto questo senza una apparente logica, che non sia di fatto collegata soltanto alla concreta incapacità effettiva di costruzione economica e sociale. Di fatto diviene una caparbia forza di distruzione di tutto quanto di buono è stato fatto nel nostro recente passato.
Un vento occidentale che si appalesa sottoforma di libertà scomposta e becera e che si pone a sua volta in antitesi con le tradizioni religiose, familiari, popolari e comunitarie dei Brics
L’occidente pur di contrapporsi al nuovo gruppo Brics sta procedendo alla cancellazione della propria cultura, della propria storia e della propria tradizione. E in tutto questo si evidenzia la perdita della propria identità.
La ricerca della globalizzazione ad ogni costo, non vale il rischio di perdere progressive posizioni in campo politico ed economico delle nostre nazioni
Diversamente da quanto pensino europei e americani i Paesi Brics non sembrano disposti a cancellate le proprie identità culturali, ancorché in taluni casi ingiuste e problematiche. Queste sono il frutto di un percorso storico individuale che tuttavia in prospettiva hanno ampi margini di manovra per il cambiamento.
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