BERLINGUER: NÉ SANTO NÉ EROE, MA UN GIGANTE RISPETTO ALLA SINISTRA ODIERNA
Probabilmente al mondo di centrosinistra, a causa del momento storico che sta attraversando e che lo vede in crisi di idee, di leader e di consenso, serviva un’opera come il film che celebra la vita e l’attività politica di Enrico Berlinguer, uno degli ultimi esponenti riconosciuti e riconoscibili del fu Partito Comunista Italiano.
Un’opera costruita sulla storia di un personaggio-bandiera utile, forse, per un ultimo tentativo di rinsaldare le truppe di una base sempre più esigua e che non riesce a riconoscersi nella sinistra slogan e ztl odierna, concentrata a sventolare diritti, reali o presunti, ma sempre più distante dai reali problemi di quella parte di Paese a cui vorrebbe proporsi.
Un segretario da sempre osteggiato, salvo renderlo immortalmente mitizzato solo all’indomani della sua morte sul palco di un comizio a Padova
Un leader che cercò di tagliare almeno in parte i cordoni che tenevano legato il suo partito all’Unione Sovietica e che, attraverso il “compromesso storico” proposto alla Democrazia Cristiana, cercò invano di rendere moderno ed occidentale un partito che allora, come ancora oggi i suoi “eredi”, era legato e sostenitore delle derive autoritarie in giro per il mondo.
Una sinistra, allora Partito Comunista, che secondo la visione e le intuizioni di Berlinguer, avrebbe dovuto evolversi e smarcarsi dagli afflati imperialistici, antidemocratici, antiatlantisti e terzomondisti
Un’idea che portò il Segretario ad essere osteggiato da gran parte del suo stesso Partito e dagli esponenti del mondo socialista dell’epoca.
Una sinistra-centro, che non ha colto l’eredità dell’intuizione politica di Berlinguer e che col tempo si è involuta fino ai giorni nostri, intrisi di quel terzomondismo anni ’70, costellato di antisemitismo e ammirazione verso i regimi sanguinari odierni e condito di slogan ormai superati e battuti dalla storia.
Un centrosinistra, quello attuale, talmente privo di contenuti da doversi rintanare in proposte del passato, dal salario minimo alla settimana corta, ed in uno smaccato ideologismo di appartenenza, ma diffuso dai salotti buoni delle grandi città, da quelle Ztl delle classi nobili che si danno tono sventolando i diritti dei ceti deboli, sulle cui spalle cercare di riprendere e mantenere le posizioni di potere di sempre
Enrico Berlinguer divenuto anch’egli bandiera da sventolare, al punto di essere raffigurato nella campagna tesseramento del PD, ma in realtà ancora oggi osteggiato dalla sua stessa area politica, come dimostra Nanni Moretti che definisce odioso il tentativo di compromesso storico.
Un Berlinguer che se vedesse la classe dirigente della sinistra attuale, impegnata a cantare sui palchi o sui carri allegorici e sempre schierata da quella parte del mondo da cui lui ha cercato di slegarsi ormai oltre quarant’anni fa, certo si rivolterebbe nella tomba
Ma questa è la sinistra attuale, in grado di non fare altro che rendere bandiera ideologica chiunque. Sempre e comunque.
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