Pulizia del pensiero censura del linguaggio
È stato detto che quando si usa un vocabolo sbagliato vuol dire che dietro c’è un pensiero sbagliato. Quando in una società, però, si ripetono troppo spesso dei vocaboli fuori luogo, la cosa comincia da farsi preoccupante.
La lingua è rigorosa come lo è la matematica perché ha una struttura logica che ci permette di esprimere un concetto filosofico come anche un sentimento o un’indagine psicologica. Questo preambolo è necessario per analizzare un luogo comune ripetuto ossessivamente come un refrain, quasi come una prevedibile cantilena. Alcuni termini piacciano tanto che vengono abusati, spesso anche a sproposito, unicamente perché suonano bene
Un esempio per tutti è la parola resiliente che in un certo periodo è dilagata in tutta la penisola . La stessa cosa è accaduta al termine patriarcale. Infatti oggi parlare di patriarcato fa tendenza ma si comprende che molte persone che usano questo termine ne hanno solo una vaga idea.
I media del mainstream lanciarono il termine scientemente e tutti lo stanno ripetendo come fosse un mantra, una parola d’ordine.
Tutto ruota intorno al nuovo fenomeno dei femminicidi che si sono moltiplicati in modo esponenziale con le nuove generazioni. Un secolo fa esisteva certamente qualche caso di femminicidio ma erano compiuti da personaggi antropologicamente molto diversi dagli attuali giovani efferati. Generalmente, in alcune contrade italiane, più arretrate poteva verificarsi il famigerato delitto d’onore
Era un arcaico rito della vendetta di sangue, quasi un obbligo sociale, in una società in cui se un uomo fosse stato ritenuto disonorato sarebbe morto civilmente. Che non fossero troppo frequenti lo si comprende dal fatto che in seguito il fatto veniva narrato nei paesi dai cantastorie. Il delitto si riteneva che lavasse l’ingiuria. Occorre tener conto che quello era un contesto culturale molto diverso che tollerava il duello fra contendenti. Joseph Conrad, sul parossismo di certi duelli che diventano ossessioni, scrisse un famoso romanzo. Quella era veramente una società patriarcale ma non tutta quella cultura deriva dal patriarcato.
Esisteva certamente il padre padrone in certe culture più arretrate, ma non dobbiamo prendere come esempio le aberrazioni di certe culture. Nella norma il buon padre di famiglia era, fra la povera gente, più vicino a Geppetto, la figura paterna resa famosa da Carlo Lorenzini, conosciuto come Collodi. Era l’antico pater familias del mondo Romano
Quando esisteva il patriarcato era certamente simbolo di una società gerarchica in cui l’autorità aveva un valore. Esisteva l’autorità religiosa, il re, l’insegnante, il superiore, nel sud esisteva la persona di rispetto che non era certamente il mafioso ma era la persona con una certa cultura che gli conferiva un’aura di rispettabilità. Un personaggio che Luciano De Crescenzo ed Eduardo de Filippo hanno rappresentato. Il padre di famiglia in tempi ancora più remoti aveva potere sui figli. Non era un rapporto unicamente maschio femmina.
Quel tipo di rapporto è esistito in tutto il pianeta ed ha cessato di esistere solo in Occidente ma è un altro fenomeno. Il femminicida contemporaneo non è certo un patriarca ma è un personaggio fragile e spia di una società che ancora non ha compreso dove stia sbagliando
Sono personaggi debolissimi, tutto fuorché autorevoli, giovani che non sono autonomi e cercano la figura materna in ogni donna e che reagiscono da psicopatici quando pensano di essere abbandonati. Sono nostalgici del cordone ombelicale. Ad ogni modo ci sono più femminicidi in Scandinavia, società che non sa cosa sia il patriarcato. Significa che il tarlo è altrove. Infatti vi sono sempre più gang giovanili che praticano la violenza.
Anche fra gli adolescenti italiani, sia maschi che femmine abbiano episodi di coltello e violenza gratuita. Invece di giocare al patriarcato e fingere che il problema risieda nel passato e che questa violenza altro non sia che un residuo del vecchio mondo tradizionale, sarebbe il caso di aprire gli occhi
Purtroppo l’emergenza è un fenomeno montante ed è diffuso in tutto il mondo occidentale e non a causa dei cosiddetti patriarchi ma tra giovanissimi che sembrano aver smarrito il senno come accadde ad Orlando. Però oggi manca un Astolfo che sa andare anche sulla luna per recuperarlo. Nessuno vuole ammettere che l’attuale sistema educativo porta ad una forma di impazzimento sociale.
Come vogliamo chiamare questo fenomeno in cui protagonisti, dopo aver pugnalato dicono di ignorare la ragione del loro comportamento?
Tornando ai vocaboli sbagliati che indicano un pensiero sbagliato, vogliamo suggerire che quando in una collettività il pensiero sbagliato è troppo diffuso, i giovani crescono senza un sestante, una bussola, una stella polare, un Oriente per trovare la giusta direzione. Concludiamo con un piccolo esempio. Sono intervistati degli adolescenti e alla domanda di cosa sia la creatività, rispondono tutti allo stesso modo scontato. Rispondono che è il non essere normali, essere liberi, andare contro le regole.
Manca solo che parlino di sballo
Quando avevo la loro età, un professore di disegno, prendendo spunto dallo strumento del normografo che stavamo usando, spiegava che tutto è norma e disciplina, ordine delle cose e che occorreva imparare a costringere e controllare la propria mano che vorrebbe muoversi in modo indisciplinato e invece occorre imbrigliare la mano e comandarla.
Poi spiegava che la forma è armonia e misura
Il discorso è ancora più valido nella musica. Io credo che quei quasi bambini stessero ripetendo ciò che li avevano impartito e i giovani sono morbidi come la creta, basta una leggera pressione di un dito per lasciare il segno per sempre. Inoltre, proprio la carenza di personaggi autorevoli crea sbandamento.
In nome della lotta alla società tradizionale stiamo privando tutte le nuove generazioni dei famosi giganti che portavano i contemporanei sulle spalle
Abbiamo messo le nuove generazioni a terra scippando questi giovani di millenni di civiltà. La civiltà non serve solo per essere decostruita e cancellata.
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