I nazisti salvati dal Medio Oriente
In un precedente articolo avevamo parlato di come molti paesi del Medio Oriente, fin dal primo momento, abbiano nutrito ammirazione per il nazionalsocialismo.
L’esempio più famoso in questo senso fu l’alleanza tra il muftì di Gerusalemme e il führer; tale allineamento, però, non si esaurì con la fine della guerra e la caduta del Reich
Ha resistito nel tempo, sotto svariati punti di vista, basti pensare che il Mein Kampf di Hitler è uno dei best seller di tutti i tempi in svariati paesi arabi e che molte copie dello stesso siano state trovate dai soldati dell’esercito israeliano a Gaza, tra gli oggetti dei terroristi di Hamas.
La ragione di questa “attrazione” sta certamente nel fatto che la narrazione antiebraica nazista ben si accorda con quella di una parte dell’Islam
E questo è di certo il motivo per cui nel secondo dopoguerra molti nazisti che presero parte alla soluzione finale trovarono un porto sicuro soprattutto in Siria e in Egitto.
La Siria di Hafez al Assad
Tra gli ospiti del regime alauita ci fu Alois Brunner, che a Damasco si faceva chiamare Georg Fisher, recitando la parte di uomo d’affari tedesco. Brunner, definito il “macellaio di Vienna” e che assassinò oltre 100 mila ebrei nelle camere a gas e che, nel 1985, durante un’intervista ammise il proprio rimpianto per non aver portato a termine con successo la soluzione finale, in Siria fu incaricato da Hafez di creare dei servizi segreti sull’esempio della Gestapo.
Gomito a gomito con Brunner, a Damasco era presente anche Karl Rademacher, nientemeno che l’uomo di riferimento di Eichmann in Belgio e in Olanda.
È bene non tralasciare anche Walter Rauff, uno degli ideatori dei camion camere a gas che per circa tre anni in Siria fu un giudice militare
L’Egitto di Nasser e i nazisti di Arafat
Anche il presidente Nasser, in Egitto, si circondò di questi mostri. Tra le sue guardie del corpo Leopold Gleim, ex capo del dipartimento della Gestapo per gli affari ebrei in Polonia e Oskar Dirlewanger, responsabile della morte di centinaia di ebrei ucraini. Quest’ultimo fu dichiarato morto dai francesi nel 1945 eppure, secondo diverse fonti, sopravvisse e fuggì in Egitto.
Altri nomi noti non mancano: Kurt Baurnann, che dal ghetto di Varsavia era entrato a far parte del Ministero della guerra egiziano
Seguono Joachim Daumling, ex capo della Gestapo di Düsseldorf, incaricato di organizzare i servizi segreti egiziani, Hans Kurt Eisele, che presso i campi di Buchenwald e Dachau praticò torture di vario genere, tra cui amputazioni senza anestesia e Aribert Heim, il “Dottor Morte”, anche chiamato il “macellaio di Mauthausen” che praticò, tra le altre mostruosità, iniezioni di fenolo nel cuore a cavie umane per cronometrarne l’agonia prima del decesso.
Lo stesso Yasser Arafat ne approfittò: reclutò Erich Altern, responsabile degli affari ebraici in Polonia e lo incaricò di formare i combattenti palestinesi, così come Wilhelm Berner, ufficiale delle SS a Mauthausen e che si occupò di addestrare i fedayyin
Arrivati a questo punto, molti avranno da obiettare che Nasser e Assad non fecero nulla di diverso da americani o russi che, a loro volta, reclutarono nazisti tra le loro fila. In realtà, se si guarda con attenzione, la differenza è lampante.
Americani e russi arruolarono uomini di scienza, cercarono cioè di sfruttare il progresso tecnologico cui erano approdati, che ci piaccia o no, i tedeschi – basta solo citare Wernher Von Braun, le cui conoscenze permisero agli Stati Uniti di vincere la corsa allo spazio.
Al contrario, la maggior parte dei gerarchi nazisti rifugiatisi in Medio Oriente, in un modo o nell’altro, furono tutti coinvolti nello sterminio degli ebrei. E, soprattutto, a causa di questi paesi conniventi, molti di loro non furono mai processati per i cimini commessi
Oggi, quell’allineamento con i fautori della soluzione finale, e soprattutto con le loro pratiche genocidiarie, è ancora fortissimo. Lo sa soprattutto chi ha avuto il fegato di guardare i video e le immagini delle violenze sadiche e inumane perpetuate dai terroristi di Hamas contro i civili israeliani il 7 ottobre.
Eppure, nonostante le evidenti analogie tra un neonato infilato in un forno e un bimbo ucciso ottant’anni fa con un’iniezione di fenolo nel cuore, qualcuno nega che queste siano pratiche naziste e ha ancora la faccia tosta di chiamarla “Resistenza”.
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