Viaggio nel lessico della diaspora dei cattolici in politica
Secondo mini-vocabolario (D – I)
Prosegue il nostro viaggio nel lessico della “diaspora”.
Diritto di tribuna
In senso tecnico – giuridico il diritto di tribuna è un meccanismo che garantisce, anche alle liste più piccole, di avere una rappresentanza in Parlamento.
Come pratica politica è l’inserimento di alcuni candidati delle liste o culture “minori” in altre liste a cui non appartengono, ma con cui hanno buone possibilità di elezione
Accettare questo significa per i cattolici presentarsi al giudizio degli elettori bussando all’una o all’altra porta e chiedere «ospitalità». È davvero la via maestra?
Laicità
Le comunità cristiane sono chiamate a formare non tanto dei “sacrestani”, come soleva ripetere Vittorio Bachelet, bensì cristiani ben consapevoli della dimensione sociale della loro fede, che assumono con coraggio e responsabilmente la loro vocazione al bene comune.
Giovanni Paolo II ha più volte messo in guardia contro i pericoli derivanti da qualsiasi confusione tra la sfera religiosa e la sfera politica
Quello che va veramente escluso è che sia compito della Chiesa in quanto tale creare partiti cattolici; a loro spetta invece educare al discernimento, a una fede matura e alla vocazione al sociale, fornendo accompagnamento spirituale e culturale a coloro che militano nella politica per cui sarebbe necessario favorire contestualmente la reale conoscenza della Dottrina Sociale della Chiesa.
La debolezza dei credenti in politica è spesso causata dal fatto che si appiattiscono su un concetto depotenziato di laicità, quale quello promosso dalle correnti culturali neoindividualistiche e neoutilitaristiche, chiuse alla trascendenza. Appare dunque imprescindibile la “risemantizzazione” della stessa laicità.
Coscienza (voto di)
Alcuni sono convinti che i cattolici, appartenenti a diversi partiti, possano proficuamente collegarsi trasversalmente fra di loro sulle questioni di loro particolare interesse, ottenendo con un voto di coscienza l’approvazione delle loro posizioni. Si tratta spesso di una strategia che pecca di ingenuità, che denuncia la totale ignoranza di quanto ci viene insegnato da tempo dai cosiddetti modelli a massa critica.
Dottrina sociale
Le organizzazioni e i movimenti cattolici e di ispirazione cristiana continuano a menzione nei loro statuti e regolamenti la dottrina sociale della Chiesa, ma, in pratica, la considerano come una raccolta di affermazioni di principio astratte incapaci di risolvere i problemi concreti per cui non vengono tradotte nella pratica.
Di fatto, i membri di tali aggregazioni non la conoscono e ciò vale specificamente per i giovani
La situazione nelle parrocchie è altrettanto problematica. Errore capitale confondere la giusta autonomia che i cattolici in politica debbono assumere con la rivendicazione di un principio che prescinde dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa.
Irrilevanza
La politica non può essere solo testimonianza, ma è strumento per acquisire il potere per governare la complessità della vita della comunità, con il fine di realizzare un progetto politico.
Non è da escludere dunque la prospettiva di formare dei partiti, con una forte cultura di riferimento, che posseggano una sufficiente “massa critica” per competere là ove vige la regola democratica della maggioranza
Se non sono prima di tutto evidenti le ragioni dell’impegno dei cattolici nell’area del sociale e del politico, se non si sviluppa nella società civile un tessuto di iniziative oltre a nuovi movimenti, non si può sperare in una presenza efficace dei cattolici nella gestione della cosa pubblica. Come dimostra l’esperienza, i cattolici presenti in partiti che non sono affini con i loro ideali sono destinati a vivere ai margini o a soccombere, appena manifestano il loro dissenso rispetto a decisioni di scuderia.
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