Quando gli estremi si incontrano
Sorprese nel voto a Strasburgo sul libro bianco della difesa. I parlamentari che hanno votato per il riarmo a difesa dell’Europa sono stati 419 (62,6%), contro i 204 contrari (30,5%).
La sparuta rimanenza (6,9%) riguarda 46 deputati astensionisti, tra cui 10 italiani del PD, che non si sono allineati al voto espresso dalla maggioranza dei propri compagni di partito, oltre a deputati sparsi qua e là nell’arco parlamentare europeo
La norma, quindi, passa a larghissima maggioranza. Ma quello che fa più riflettere è stato il voto così lontano dalle alleanze politiche domestiche. Dall’esito della votazione di Strasburgo sembra che in Europa esista un altro spaccato della politica italiana, lontano dai salotti della Capitale.
Hanno votato infatti a favore i popolari di Forza Italia e tutta la componente italiana di ECR, dove sono inseriti gli eletti di Fratelli d’Italia. Ha votato a favore, inoltre, il gruppo dei democratici e socialisti che raccoglie deputati del PD (tra cui Annunziata, Bonaccini, De Caro, Gualmini, Gori, Lupo, Maran, Moretti, Picerno, Tinagli e Topo) e dei Verdi.
I voti italiani contrari invece sono stati quelli dei Leghisti (Gruppo cosiddetti Patrioti), di una minoranza di Verdi e quelli della Sinistra, dove sono tutti i parlamentari europei dei 5Stelle
Praticamente le due maggiori fazioni politiche romane di Centrosinistra e Centrodestra si sono scardinate. Da una parte il Governo Meloni vede gli uomini di Salvini votare al contrario rispetto agli altri due partiti dell’esecutivo (FDI e FI). Dall’altra l’alleanza Schlein-Conte viene meno a Strasburgo, per i voti opposti dell’una contro l’altro.
E’ pur vero che la politica europea non è uno spaccato di quella italiana. Però su un tema così scottante come la riorganizzazione della difesa europea, che comunque avrà conseguenze anche economiche direttamente nel Paese, qualche problema potrebbe anche sorgere.
E già qualche scintilla fra il ministro dell’Economia Giorgetti, vice di Salvini in Lega, e la Meloni c’è stata, subito smentita da Palazzo Chigi
Non solo sulla questione del voto europeo al riarmo di Ursula Von der Leyen. Al Presidente del Consiglio hanno dato fastidio anche le esternazioni pro-Putin, il blocco della legge delega sui livelli essenziali delle prestazioni (LEP) necessari per procedere alla autonomia delle Regioni e altre questioni di politica interna. Nella coalizione di maggioranza in effetti con la Lega è difficile annoiarsi.
Lo sanno bene entrambi gli alleati della coalizione, che faticano non poco a far ragionare gli esponenti del Carroccio.
Se a destra si cerca una trattativa di intesa, a sinistra i 5Stelle di Conte sgomitano per riposizionare l’alleanza su posizioni estreme. Il campo largo ha di fatto fallito, con l’eccezione della Sardegna, che però sta attraversando ben altri problemi di natura giudiziaria a causa delle rendicontazioni della Todde
Ma la Schlein, oltre a Conte, ha anche un bel daffare dentro il suo partito. Infatti in Europa il PD al voto si è spaccato in due fazioni. Da un lato vi sono i sostenitori della segretaria, dall’altro tutti quelli che la vorrebbero da tempo già lontana dal Nazareno. E quelli che hanno seguito la cordata anti-Schlein a Strasburgo di fatto hanno vinto. Come detto sono stati 10 i deputati PD fedeli alla linea, che si sono astenuti: Benifei, Corrado, Laureti, Nardella, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Zan e Zingaretti.
Successivamente alle votazioni Annunziata ha rettificato il voto dal sì all’astensione. Un ripensamento, non si sa dettato da cosa, ma che tuttavia non ha modificato il risultato
Un chiarimento in casa PD diventa urgente e improcrastinabile. La frattura sembra quasi irreversibile e la parola “congresso” comincia a circolare tra gli iscritti. Da un lato Bonaccini, a rischio di destituzione da vice-segretario; dall’altra la Schlein, che ripropone con forza il progetto più a sinistra nel partito da lei diretto.
Dall’analisi del voto è evidente che ci sono stati “ricongiungimenti” dei partiti estremi che hanno votato negativamente e un nuovo gruppo delle aree centriste sia di destra sia di sinistra che hanno invece votato a favore del rafforzamento della difesa europea.
La riprova di quanto siano vicino le due componenti estremiste l’ha data una intervista di Vannacci proprio ad Adhocnews. Vannacci dichiara di ritenere di non veder una particolare emergenza “che possa giustificare le spese in armi del vecchio continente”
Non ritiene questo una priorità. Il fatto, inoltre, che si senta molto vicino a Marco Rizzo non sorprende più di tanto: “Su molti punti abbiamo un’assoluta convergenza”, afferma l’ex generale, ora eurodeputato.
Aggiungendo che se dovesse ipotizzare un futuro partito anti-sistema penserebbe proprio a Rizzo. Come dire… la politica è geometricamente un cerchio dove gli estremi si incontrano
Tuttavia un’alleanza giallo-verde non sarebbe certo una novità. Conte e Salvini l’hanno già sperimentata, anche se i risultati sono stati piuttosto discutibili. Ma la storia, si sa, è fatta di corsi e ricorsi.
Leggi anche:
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT