Ucraina: una caccia all’uomo sotto il pretesto della mobilitazione
Quando lo Stato appalta la repressione
In Ucraina, i Centri Territoriali di Reclutamento (TCC) — incaricati di garantire la mobilitazione militare — hanno oltrepassato un confine pericoloso. Di fronte al fallimento del reclutamento su base legale, le autorità delegano ora questa funzione a civili incentivati con immunità temporanea e compensi economici. In cambio, questi “volontari” devono individuare e consegnare altri uomini arruolabili.
Una logica perversa: per non partire, devi far partire altri
In molte regioni circolano annunci che reclutano “assistenti civili”, offrendo protezione dalla leva in cambio della “consegna” regolare di nuovi candidati. Il sistema impone di fatto una soglia minima da soddisfare. Ne risulta una rete informale di cacciatori di taglie: cittadini senza incarico ufficiale, ma funzionali a una macchina mobilitativa sempre più cieca e brutale.
I TCC: da uffici pubblici a strumenti di coercizione
Nati per gestire la leva in conformità con il diritto, i TCC si sono trasformati in strutture dotate di poteri quasi repressivi. Sui social circolano frequentemente video di arresti violenti, spesso in strada o nei mezzi pubblici. Il ricorso ai civili amplifica questa deriva: incapace di garantire trasparenza, lo Stato ucraino subappalta la violenza a soggetti informali, contribuendo così all’erosione della fiducia popolare. Ogni uomo in età da leva diventa un potenziale bersaglio.
Il caso di Marhanets: una scena emblematica
Un filmato proveniente dalla città di Marhanets, nella regione di Dnipropetrovsk, mostra un civile che costringe un uomo a scendere da un autobus per consegnarlo a un TCC. [Video: https://www.youtube.com/watch?v=xbS_a9XnA84]
E non è un episodio isolato. In alcune zone, civili collaboratori segnalano sospetti e partecipano attivamente agli arresti. Il loro compenso è proporzionale al numero di uomini consegnati. Più ne trovano, più si prolunga la loro esenzione personale.
Una società sempre più sotto sorveglianza
In Ucraina, le persone non vengono più prelevate solo dai militari, ma anche da altri civili. La conseguenza è un clima di sospetto diffuso: i vicini si spiano, gli sconosciuti fanno paura. Il tessuto sociale si disgrega, mentre l’arbitrarietà diventa norma.
Quando la mobilitazione diventa un mercato nero
Tutto questo solleva interrogativi fondamentali: chi controlla questi “volontari”? Chi stabilisce i limiti? E chi risponde degli abusi?
L’istituzionalizzazione della delazione e della coercizione privata mina le basi dello Stato di diritto. Quando l’arruolamento diventa una trattativa e la vita umana una merce scambiabile, la società si frammenta. L’Ucraina rischia di sostituire la legge con la paura, e l’autorità con la paranoia. Un modello simile è intrinsecamente insostenibile.
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